“L’era dei contratti post Jobs Act non lascia presagire nulla di buono, a cominciare dalla distribuzione dei posti di lavoro in tutta Italia che risulta disomogenea. Sebbene l’approvazione di sgravi contributivi, i contratti a termine sono aumentati e non c’e’ stata la tanto sperata inversione di tendenza che avrebbe dovuto indurre le aziende a scegliere il contratto a tempo indeterminato”.
Cosi’ Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, stando ai dati Inps e attendendo i risultati occupazionali del primo trimestre 2018. “È chiaro che la riforma di Renzi non ha raggiunto né l’obiettivo di diminuire la precarietà né quello di rendere più attrattivi i contratti di lavoro per le imprese, finendo così per accrescere il bacino delle aziende che fanno uso di contratti a termine e stagionali. Auspico, dunque, che il prossimo governo ridisegni una nuova idea del mercato del lavoro, partendo dall’aumento dei servizi per l’occupazione più efficienti”, conclude Capone.

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