“L’Ugl Attività ferroviarie lo scorso venerdì non ha firmato l’ipotesi di contratto con la società di trasporto ferroviario NTV, sottoscritta da Cgil, Cils  e FAST Confsal, per motivazioni che sono in prima istanza di opportunità e di meritocrazia, in seconda normative e economiche”.
Lo dichiara il Segretario Nazionale Ugl Attività Ferroviarie, Ezio Favetta.
“NTV, unica società in Europa nata nel 2012 in regime di concorrenza sui binari dell’alta velocità, ha scelto da subito un contratto di lavoro aziendale, sottoscritto da tutte le sigle sindacali (Ugl compresa). Rispetto al contratto nazionale di lavoro della “Mobilità Attività Ferroviarie”, a cui avrebbe dovuto fare riferimento in quanto applicato dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e dalle maggiori società di trasporto ferroviario in Italia, quello di Ntv conteneva deroghe considerevoli per il personale sia da un punto di vista normativo sia economico. I sindacati (Ugl compresa) hanno condiviso questa scelta, trattandosi di società in star up, con il contestuale impegno che però alla scadenza del contratto aziendale il tutto sarebbe stato allineato alla normativa vigente nel contratto “Mobilità Attività Ferroviarie”.
“Nei primi due anni di attività NTV versa in una forte crisi di ricavi economici, determinati sia dalla congiuntura economica negativa sofferta dall’intero Paese, ma soprattutto dalle strategie aziendali rivelatesi nel tempo fallimentari. In questo periodo di forte crisi, non solo sono state necessarie ulteriori deroghe al contratto nazionale “Mobilità Attività Ferroviarie” ma addirittura Ntv è dovuta ricorrere a quasi 4 anni di ammortizzatori sociali, anche questi condivisi con le organizzazioni sindacali (Ugl compresa). Per tutelare il lavoro e il reddito dei lavoratori abbiamo assunto forti responsabilità con l’obiettivo di non vedere fallire una società che nel 2011/2012, in piena crisi economica, aveva assunto più di 1000 lavoratori”.
“Il risultato positivo è stato poi ottenuto: Ntv nel 2017 sancisce un dato positivo di quasi 40 milioni di euro, dei quali una considerevole parte viene redistribuita agli investitori e ai manager. Dopo aver diviso i proventi, invece di pensare ai suoi lavoratori, Ntv vende tutto il pacchetto aziendale al fondo d’investimento americano GIP – Global Infrastructure Partenrs. Dopo la vendita agli americani, NTV cambia parte dei dirigenti apicali e cerca di arrivare al famigerato rinnovo del contrato di lavoro aziendale, ormai scaduto da tempo”.
“Visto che ormai NTV è diventata una società che finalmente produce utili, che fa investimenti nell’acquisto di nuovi treni e che apre nuove tratte, i sindacati o almeno una parte di essi (Ugl compresa) hanno pensato opportunamente che fosse arrivato il momento di riconoscere anche ai lavoratori la loro parte nel conseguimento di quei risultati positivi, alla luce dei sacrifici fatti”.
“Ma anche per la ‘nuova’ Ntv evidentemente ai lavoratori il riconoscimento non spetta: infatti sottoscrive la settimana scorsa con Cgil, Cisl e Fast-Confsal un’ipotesi di Contratto Nazionale Aziendale di Lavoro che non prevede l’adeguamento alle norme contenute nel contratto nazionale di lavoro della Mobilita Attività Ferroviarie. L’ipotesi di contratto siglata la scorsa settimana prevede addirittura deroghe peggiorative rispetto al precedente contratto aziendale, già molto ‘snello’, arrivando addirittura a demansionare  le mamme in allattamento. Per la parte economica investe un totale di soli 3.3 milioni totali in 3 anni, su un utile stimato per il solo 2018 almeno pari ai 38 milioni del 2017”.
“Per l’Ugl tutto questo è inaccettabile, non solo perché al fondamento della nostra azione sindacale c’è la partecipazione dei lavoratori alla gestione e ai risultati d’impresa, ma anche per non permettere a nessuno che, laddove non è possibile delocalizzare all’estero, vengano inventati sistemi  per sfruttare i lavoratori e le tasse dei cittadini italiani favorendo capitali esteri. Quando una crisi aziendale è ampiamente superata, i ricavi economici e il benessere dei lavoratori italiani non possono essere surclassati per favorire i ricavi di un fondo straniero, che si giova dei sacrifici fatti dai lavoratori  senza dare nulla in cambio”.
“Noi dell’Ugl Attività ferroviarie – conclude Favetta – la nostra parte la stiamo facendo, cercando con tutte le nostre forze di non far passare, insieme ai sindacati che sostengono la nostra stessa linea, il “sì” al referendum del 24 25 26 luglio sull’ipotesi di contratto siglata da tre sigle sindacali, e sollecitando anche le istituzioni a fermare questa nuova tipologia di delocalizzazione economica, che non dà nessuna possibilità di crescere all’Italia e ai lavoratori italiani, perché le ricchezze  prodotte con il lavoro italiani vengono poi divise all’estero o tra pochi beneficiari italiani”.

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