“Industria 4.0 è la risposta che l’industria ha individuato per la sua esigenza di maggiore produttività, non è un caso quindi che ad oggi essa sia a vantaggio e sia appannaggio di chi possiede il capitale, non certo di chi contribuisce a produrre beni e servizi”. “Bisogna capire se ci esistono delle prospettive e quali sono tali prospettive” e di questo “né il sindacato né la politica si possono disinteressare” perché “oggi i maggiori diritti e le maggiori tutele non si riescono a difendere e questa difficoltà rischia di portarci tutti ad un balzo all’indietro”. “Non possiamo di certo chiuderci in un castello e impedire che questa innovazione si realizzi, anche perché scatterebbero immediatamente le delocalizzazioni”. Però l’innovazione va governata dalla politica, con investimenti ingenti, a cominciare dalle infrastrutture materiali fino ad arrivare a quelle immateriali, cioè informatiche: “Tutto quello che è nuovo se non viene reso sostenibile – ha sottolineato Capone – non ci porterà da nessuna parte e, senza un benessere diffuso, l’innovazione è  vana. La nostra organizzazione sindacale non vuole alzare barricate, non pensiamo ci debba essere una nuova lotta di classe, ma ci vuole sicuramente una vera collaborazione da parte di tutti, e un vero dialogo per trovare soluzioni sociali valide per tutto il Paese. Dobbiamo pensare al futuro dei nostri iscritti, a tutto il nostro corpo sociale e prepararlo a questa sfida epocale”.

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