“Nel Mezzogiorno il disagio socioeconomico è indice di una occupazione precaria, conseguenza di politiche  territoriali inefficaci. Il fenomeno ‘working poor’ fa da padrone:  quelli occupati risultano comunque poveri e hanno difficoltà ad arrivare a fine mese”.
Lo ha dichiarato in una nota Paolo Capone, segretario generale Ugl sul rapporto Svimez, in cui emerge che in 16 anni 1 milione e 883mila giovani hanno abbondato il Sud Italia.
”Colpa del Jobs Act, per cui finiti gli sgravi fiscali, come era  prevedibile, gli imprenditori non hanno rinnovato alcun contratto. Inoltre, dal 2010 al 2018 il numero di famiglie dove tutti cercano un lavoro è raddoppiato sensibilmente”, rincara Capone che aggiunge: “i nostri giovani del Sud sono i più colpiti: studiano, si istruiscono, eppure sono costretti a scappare dalle loro terre, dove non c’è il futuro che si meritano.Le periferie sono abbandonate a sé stesse, presentano una carenza di servizi, spesso sotto lo standard minimo nazionale. Per non parlare dei trasporti che rendono difficile ogni tipo di spostamento, arrecando danni ai cittadini e al turismo che impatta sull’economia locale”, continua.
E conclude: ”è vero che i privati investono, ma se mancano i finanziamenti pubblici, è difficile colmare tutte le lacune  che questi territori presentano. Mi auguro che nell’agenda di Governo  rientri al più presto la questione meridionale, affinché s’intervenga  con politiche economiche mirate. L’Italia funziona bene solo se si  guarda alla sua interezza ed è per questo che lo sviluppo del  Meridione deve passare da norme omogenee a livello nazionale”.

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