Consegnato un documento elaborato dal Centro Studi Ugl alla Presidente della Camera Laura Boldrini e alla Commissione d’Inchiesta sul Femminicidio  del Senato

petillo_conferenzadonne 02 1411Sulla violenza contro le donne “l’Ugl ritiene che un efficace sistema di tutela dovrebbe prevedere un nuovo approccio omnicomprensivo che preveda una rivisitazione degli attuali organismi di Parità e di Pari Opportunità nell’ottica della creazione, più che mai urgente, di un Organismo collegiale ed indipendente per gli interventi in materia di tutela dei diritti umani e contrasto delle discriminazioni, comprese le discriminazioni multiple e sui luoghi di lavoro”.
È questa la sintesi del documento consegnato oggi dal Segretario Confederale dell’Ugl, Ornella Petillo, in occasione del convegno La ripresa è donna, introdotto dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, a Palazzo Montecitorio e dell’audizione con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl presso Commissione Parlamentare d’Inchiesta contro il Femminicidio del Senato.
“Dal documento elaborato dal Centro Studi Ugl sul riparto delle risorse 2013–2014 collegate al ‘Piano Straordinario contro la violenza di Genere’, che sarà reso pubblico in occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, – ha spiegato Petillo – sono emersi due fattori di forte criticità con particolare riferimento all’attuazione dell’art. 22 della Convenzione di Istanbul sulla «..ripartizione geografica appropriata dei servizi di supporto immediato specializzati, nel breve e nel lungo periodo». A tre anni dalla firma della Convenzione, i finanziamenti stanziati non risultano essere ancora del tutto operativi sui territorio; in base ai crono-programmi comunicati dalle regioni al Dipartimento Pari Opportunità, molte delle risorse relative alle annualità 2013 – 2014 non hanno ancora raggiunto nessun Centro anti violenza e  nessuna Casa Rifugio”.
“Il problema è che il riparto delle risorse si basa su un criterio puramente matematico.  Tanto maggiore è il numero dei centri presenti nell’ambito di ogni Regione, tanto più elevata è stata la quota alla stessa assegnata. Di conseguenza la concessione delle risorse ha pertanto penalizzato  i territori con carenza di strutture di accoglienza e di prevenzione della violenza di genere, sfavorendo soprattutto le regioni del Sud d’Italia che negli anni 2010–2014 hanno manifestato il più alto rischio di femminicidi. Nella ripartizione, inoltre, non si è tenuto conto del livello di crisi (condizioni di deficitarietà strutturale, pre-dissesto e dissesto) dei Comuni sulle cui spalle ricadono gli oneri dei servizi diretti alla prevenzione della violenza di genere ma anche, nella maggior parte dei casi, oneri relativi al sostentamento delle donne in pericolo di vita nelle Case Rifugio”.
“Per quanto riguarda l’analisi del fenomeno della violenza di genere – ha concluso Petillo – è necessario che questa tenga conto delle caratteristiche del territorio in base alle classificazioni Europee e non solo regionali come avviene oggi”.

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