IT:
IL CESE ED IL FUTURO ALLARGAMENTO DELL’UNIONE
L’allargamento della Ue offrirà alla Unione Europea l’opportunità di raggiungere una maggiore autonomia nella produzione alimentare, nonché di diventare un partner commerciale ancora più importante a livello globale, diffondendo al contempo i suoi elevati standard di sostenibilità in campo sociale, ambientale ed economico. Il tema, molto stimolante, è stato affrontato nel Parere INT/1058 «Mercato unico/Futuro allargamento dell’Unione», adottato nel corso della riunione della Sezione Mercato Unico, Produzione e Consumo del CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), svoltasi recentemente a Bruxelles ed a cui ha partecipato il Consigliere Luigi Ulgiati. Oggi, rispetto a quando furono gettate le basi del Mercato unico, la scena internazionale è profondamente cambiata e l’Europa sta perdendo il proprio posto nell’ordine mondiale, con una competitività che diminuisce a vantaggio di Stati Uniti e Cina. Nella prospettiva di un futuro allargamento, le cui tappe relative ai sei Stati dei Balcani occidentali si sono riattivate dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, al fine di aumentare la produttività della Ue, occorre che i punti fondamentali del mercato unico siano aggiornati ed allineati per adattarli ad un mondo che sta attraversando una serie di trasformazioni strutturali. “Per garantire il successo dell’allargamento – ha dichiarato Ulgiati – sono necessarie riforme più ampie e globali affinché le economie dei Paesi candidati possano far fronte alla pressione concorrenziale del mercato unico e creare imprese competitive e sostenibili. Inoltre – ha aggiunto il Consigliere del CESE – qualunque allargamento deve essere caratterizzato da una forte dimensione sociale che sappia promuovere una prosperità inclusiva, garantendo opportunità eque, diritti dei lavoratori e protezione sociale per tutti i cittadini”.
EUROSTAT, SICUREZZA SUL LAVORO – La sicurezza europea sul lavoro presenta ancora delle criticità. Secondo la Raccolta dati delle Statistiche Europee sugli Infortuni sul Lavoro (ESAW), rilasciata recentemente da Eurostat, nel 2022 si sono verificati nell’Unione Europea quasi 2,97 milioni di incidenti non mortali sul lavoro, con un aumento del 3% rispetto ai 2,88 milioni del 2021 (+87.139 incidenti non mortali). Tale aumento sembrerebbe dovuto alla ripresa economica nel 2022, seguita al rallentamento generale legato alla pandemia di Covid-19. Nonostante ciò, si nota invece, sempre nel 2022, un decremento degli infortuni mortali, che sono stati 3.286, pari allo 0,1% di tutti gli incidenti. Si tratta di 61 decessi in meno rispetto al 2021 e 122 in meno rispetto al 2013. Per definizione, per “infortunio sul lavoro” si intende un evento durante il lavoro che provoca danni fisici o mentali e quelli mortali portano al decesso della vittima entro un anno. Sebbene gli incidenti non mortali siano meno gravi causano pur sempre danni consistenti alle vittime ed alle loro famiglie, come nel caso di lesioni che provocano disabilità permanenti. A livello di Paesi, in cima alla classifica si trova la Germania per gli infortuni non mortali, seguita da Francia, Spagna ed Italia. Record negativo di vittime per la Francia, seguita da Italia, Spagna e Germania. I settori maggiormente esposti risultano essere quelli delle costruzioni, dei trasporti, dell’industria manifatturiera e dell’agricoltura, nonché quelli relativi alla selvicoltura ed alla pesca, nei quali sono impiegati maggiormente lavoratori uomini; in tal modo si spiega lo sbilanciamento di genere che si evidenzia nei dati. Per cercare di arginare il fenomeno occorre dunque promuovere ulteriormente in tutta Europa, e non solo, una cultura della prevenzione in grado di proteggere in ogni luogo la salute e la sicurezza di tutti i lavoratori.
UE E LAVORO FORZATO – La realtà del lavoro forzato, compreso quello minorile, è diffusa in tutto il mondo in moltissimi settori come quelli tessile e minerario, dell’agricoltura e dei servizi. Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) a livello mondiale sono circa 27,6 milioni le persone in una situazione di lavoro forzato, di cui 3,3 milioni sono minori. In tale quadro, il Consiglio Ue ha adottato pochi giorni fa un Regolamento che vieta il commercio di prodotti ottenuti con il lavoro forzato, creando così il contesto legale per contrastare il problema. Il divieto copre sia le importazioni di tali beni sul mercato europeo, sia l’esportazione dall’Unione. Le nuove norme consentiranno all’Unione Europea di vietare e rimuovere un prodotto dal mercato unico se è dimostrato che è stato ottenuto da lavoro forzato, indipendentemente dal fatto che sia prodotto all’interno della Ue, oppure importato nella Ue, rafforzando così non solo la fiducia dei consumatori, poiché viene garantito il rispetto delle norme in materia di diritti umani, ma anche la tutela dei diritti dei lavoratori e dei minori. Il Regolamento, che attende di essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione e si applicherà tre anni dopo la data della sua entrata in vigore.
EN:
THE EESC AND THE FUTURE ENLARGEMENT OF THE UNION – EU enlargement will offer the European Union the opportunity to achieve greater autonomy in food production and to become an even more important global trading partner, while spreading its high standards of social, environmental and economic sustainability. This very stimulating topic was addressed in the Opinion INT/1058 «Single Market/Future enlargement of the Union», adopted at the meeting of the Section for the Single Market, Production and Consumption of the EESC (European Economic and Social Committee), held recently in Brussels and attended by Councillor Luigi Ulgiati. Today, compared to when the foundations of the Single Market were laid, the international scene has changed profoundly and Europe is losing its place in the world order, with its competitiveness declining to the advantage of the United States and China. With the prospect of a future enlargement, the stages of which for the six western Balkan States have been reactivated after the Russian invasion of Ukraine in 2022, in order to increase the EU’s productivity, the fundamentals of the Single Market need to be updated and aligned to adapt to a world undergoing a series of structural transformations. “To ensure the success of enlargement – said Ulgiati – broader and more comprehensive reforms are needed so that the economies of the candidate Countries can cope with the competitive pressure of the single market and create competitive and sustainable enterprises. Moreover – added the EESC member – any enlargement must have a strong social dimension that promotes inclusive prosperity, ensuring fair opportunities, workers rights and social protection for all citizens”.
EUROSTAT, SAFETY AT WORK – European occupational safety is still critical. According to the European Statistics on Accidents at Work (ESAW) data collection, recently released by Eurostat, almost 2.97 million non-fatal accidents at work occurred in the European Union in 2022, an increase of 3% compared to 2.88 million in 2021 (+87,139 non-fatal accidents). This increase would seem to be due to the economic recovery in 2022, followed by the general slowdown related to the Covid-19 pandemic. In spite of this, there was a decrease in fatal accidents in 2022, which amounted to 3,286, or 0.1% of all accidents. This is 61 fewer fatalities than in 2021 and 122 fewer than in 2013. By definition, an “accident at work” means an event during work that causes physical or mental harm, and fatal accidents result in the death of the victim within a year. Although non-fatal accidents are less serious, they still cause substantial damage to victims and their families, such as injuries that result in permanent disability. In terms of Countries, Germany tops the list for non-fatal accidents, followed by France, Spain and Italy. Negative record for fatalities for France, followed by Italy, Spain and Germany. The most exposed sectors are construction, transport, manufacturing and agriculture, as well as forestry and fishing, in which more male workers are employed; this explains the gender imbalance in the data. In order to try to stem this phenomenon, a culture of prevention capable of protecting the health and safety of all workers everywhere must therefore be further promoted throughout Europe and beyond.
EU AND FORCED LABOUR – The reality of forced labour, including child labour, is widespread throughout the world in many sectors such as textiles and mining, agriculture and services. The International Labour Organisation (ILO) estimates that there are approximately 27.6 million people in forced labour worldwide, 3.3 million of whom are children. In this context, the EU Council adopted a few days ago a Regulation banning trade in products obtained through forced labour, thus creating the legal framework to combat the problem. The ban covers both imports of such goods onto the European market and exports from the Union. The new rules will allow the European Union to ban and remove a product from the single market if it is proven to have been obtained by forced labour, regardless of whether it is produced within the EU or imported into the EU, thereby strengthening not only consumer confidence, as compliance with human rights standards is ensured, but also the protection of workers’ and children’s rights. The Regulation, which awaits publication in the Official Journal of the European Union, will enter into force the day after its publication and will apply three years after the date of its entry into force.
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