“Al di là delle evoluzioni positive previste da Confindustria, il dato Istat di oggi sulla produzione industriale di gennaio deve essere colto dal governo come un allarme definitivo, dopo il quale cioè si deve correre subito ai ripari”.

Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, per il quale “soprattutto nella politica industriale, il governo Gentiloni è obbligato a dare un segnale di discontinuità, rispetto a chi lo ha preceduto, affinché ciò che mette in moto il lavoro, ovvero le attività produttive, possa ripartire con segnali di costanza, coerenza e durata nel tempo. Se il Jobs Act ha fallito lo si deve anche all’assenza di politica industriale e di investimenti seri in questa direzione, oltre che per la presenza di misure inefficaci e dannose”.“Industria 4.0 potrebbe essere lo strumento giusto – conclude Capone -, ma  manca di adeguati investimenti e soprattutto di un processo di riqualificazione del lavoro, mirato ad ammortizzare l’effetto dirompente che la rivoluzione digitale avrà su centinaia di migliaia di lavoratori a rischio espulsione dal ciclo produttivo”.

 

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