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CESE: ULGIATI ALLA PLENARIA DI BRUXELLES SUI DIRITTI SOCIALI – Agenda fitta, quella della Sessione Plenaria del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE), appena conclusasi a Bruxelles, che ha visto, nella due giorni di intensi lavori, lo svolgersi di dibattiti molto stimolanti e l’approvazione di Pareri notevolmente interessanti, tra cui la discussione sul nuovo Piano di azione per il pilastro europeo dei diritti sociali, con la partecipazione di Roxana Mînzatu, Vicepresidente esecutiva della Commissione Europea per i Diritti sociali, Korinna Schumann, Ministra austriaca del Lavoro e Katarzyna Nowakowska, Viceministra polacca alla Famiglia, nonché l’adozione del relativo Parere SOC/822 sul tema “Nuovo piano di azione sull’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali”. Il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali è un insieme di 20 Principi e diritti fondamentali in ambito sociale, adottati dal Parlamento Europeo, dal Consiglio e dalla Commissione il 17 Novembre 2017 a Göteborg, in Svezia, nel corso del Vertice sociale per l’occupazione, al fine di rispondere alle sfide sociali che investono l’Europa, garantendo le tutele lavorative e sociali. Per tradurre tali Principi in politiche concrete la Commissione Europea ha presentato il 4 Marzo 2021 il Piano di Azione sul pilastro dei diritti sociali, con obiettivi da conseguire entro il 2030 in materia di occupazione, competenze e protezione sociale. Un nuovo Piano di azione sarà lanciato nei prossimi mesi dalla Commissione e dovrà riflettere gli enormi cambiamenti che stanno vivendo i mercati del lavoro, le società e le economie del Vecchio Continente, per trasformarli in opportunità per posti di lavoro migliori, con maggiore sicurezza sociale ed inclusione. Il CESE ritiene che, allo scopo di elaborare un nuovo Piano di azione sull’attuazione del pilastro europeo, che sia lungimirante ed efficace, occorra valutare attentamente norme e principi sociali consolidati provvedendo, laddove necessario, ad aggiornare tali regole per adattarle al mutare delle esigenze socioculturali ed alle nuove sfide geopolitiche ed economiche. Per il Consigliere Ulgiati «sono necessari sforzi concreti per accrescere la produttività, il progresso sociale e l’occupazione, soprattutto di qualità, anche tramite il sostegno alla formazione ed al miglioramento delle competenze, nella consapevolezza che con il rapido sviluppo tecnologico, la transizione verso l’economia verde ed il cambiamento demografico, le abilità e le capacità delle persone sono ormai fattori chiave per la competitività e la sostenibilità del modello europeo di economia sociale di mercato».
UE: PRESENTATO PIANO PER ELIMINAZIONE GAS RUSSO – Nonostante il Consiglio Ue dell’Energia, svoltosi a Lussemburgo ad inizio settimana, non sia riuscito a trovare l’unanimità sul bando al gas russo, ricevendo il “no” di Slovacchia ed Ungheria (i 2 Paesi fortemente dipendenti dai combustibili russi) e fallendo così nel trovare un accordo unanime su un documento che conteneva un riferimento chiaro al taglio delle forniture da Mosca, pochi giorni dopo la Commissione Europea ha presentato, al Parlamento Europeo di Strasburgo, la proposta legislativa vera e propria per l’eliminazione graduale delle importazioni energetiche russe. In tal modo, l’Unione Europea si avvia verso una svolta storica che prevede la cessazione graduale e coordinata delle importazioni di gas e petrolio dalla Russia entro la fine del 2027, con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza energetica e l’indipendenza dell’Europa. Il principio per ridurre le dipendenze energetiche europee sarà “less is more”: meno energia dalla Russia, più sicurezza in Europa, meno fondi ai combustibili fossili, più investimenti nelle energie verdi. Il divieto graduale prevede che dal 2026 saranno vietati i nuovi contratti di importazione di gas russo, mentre quelli già esistenti saranno annullati progressivamente fino alla cessazione totale entro e non oltre il 2027. Un adeguato sistema di monitoraggio traccerà l’origine, il fornitore e le modalità di consegna del gas, consentendo all’Esecutivo comunitario di utilizzare efficaci strumenti di controllo, per impedire che il divieto possa essere aggirato. La transizione, inoltre, al fine di non comportare aumenti dei prezzi o problemi di approvvigionamento, sarà gestita in maniera coordinata con gli Stati membri, tramite piani nazionali di diversificazione e misure per limitare rischi ed oneri sulle imprese europee. Relativamente poi ai tre Paesi senza sbocco sul mare – Austria, Ungheria e Slovacchia – che attualmente rappresentano il fronte dell’opposizione alla roadmap di Bruxelles, potrebbe essere concessa una deroga fino al 2027 per recedere dai contratti a breve termine con i fornitori russi. Per approvare il Regolamento sarà necessaria la maggioranza qualificata in Consiglio, pertanto, con la scadenza della Presidenza polacca dell’Unione Europea, il dossier “pacchetto energetico” passerà alla Danimarca che, dal 1° Luglio, subentrerà nel ruolo di Presidente semestrale del Consiglio Ue, guidando i lavori per ottenere il semaforo verde alla proposta legislativa presentata dalla Commissione. L’obiettivo di Copenaghen è infatti quello di raggiungere un accordo politico ed avviare i negoziati con il Parlamento Europeo prima di passare il testimone alla Presidenza cipriota.
EN:
EESC: ULGIATI AT BRUSSELS PLENARY ON SOCIAL RIGHTS
A packed agenda for the European Economic and Social Committee’s (EESC) Plenary session, which has just ended in Brussels and which saw, during its two days of intensive work, very stimulating debates and the adoption of highly interesting Opinions, including the discussion on the new Action Plan for the European Pillar of Social Rights, with the participation of Roxana Mînzatu, Executive Vice-President of the European Commission for Social Rights, Korinna Schumann, Austrian Minister of Labour, and Katarzyna Nowakowska, Polish Deputy Minister for Family Affairs, as well as the adoption of the related Opinion SOC/822 on the “New Action Plan on the Implementation of the European Pillar of Social Rights”. The European Pillar of Social Rights is a set of 20 Fundamental Principles and Rights in the social sphere, adopted by the European Parliament, the Council and the Commission on the 17th of November 2017 in Gothenburg, Sweden, at the Social Summit for Employment, in order to respond to the social challenges facing Europe by guaranteeing employment and social protections. To translate these Principles into concrete policies, the European Commission presented on the 4th of March 2021 the Action Plan on the Pillar of Social Rights, with targets to be achieved by 2030 on employment, skills and social protection. A new Action Plan will be launched in the coming months by the Commission and should reflect the enormous changes that the labour markets, societies and economies of the Old Continent are undergoing, in order to turn them into opportunities for better jobs with more social security and inclusion. The EESC believes that, in order to draw up a new Action Plan on the implementation of the European pillar that is forward-looking and effective, established social rules and principles need to be carefully assessed and, where necessary, updated to adapt them to changing socio-cultural needs and new geopolitical and economic challenges. For Councillor Ulgiati «concrete efforts are needed to increase productivity, social progress and employment, especially quality employment, including through support for training and skills upgrading, in the knowledge that with rapid technological development, the transition to a green economy and demographic change, people’s skills and abilities are now key factors for the competitiveness and sustainability of the European social market economy model».
EU: PLAN PRESENTED FOR ELIMINATION OF RUSSIAN GAS
Although the EU Energy Council, which took place in Luxembourg at the beginning of the week, failed to reach unanimity on the Russian gas ban, receiving the “no” vote from Slovakia and Hungary (the two Countries heavily dependent on Russian fuels) and thus failing to reach unanimous agreement on a document that contained a clear reference to cutting supplies from Moscow, a few days later, the European Commission presented the actual legislative proposal to phase out Russian energy imports to the European Parliament in Strasbourg. In this way, the European Union is moving towards a historic turning point that envisages the coordinated phasing out of gas and oil imports from Russia by the end of 2027, with the aim of strengthening Europe’s energy security and independence. The principle for reducing Europe’s energy dependency will be “less is more”: less energy from Russia, more security in Europe, less funding for fossil fuels, more investment in green energy. New Russian gas import contracts will be phased out from 2026, while existing ones will be phased out until total termination by 2027 at the latest. An appropriate monitoring system will track the origin, supplier and delivery method of the gas, allowing the EU Executive to use effective control tools to prevent the ban from being circumvented. Moreover, in order not to lead to price increases or supply problems, the transition will be managed in a coordinated manner with Member States, through national diversification plans and measures to limit risks and burdens on European companies. In addition, the three landlocked Countries – Austria, Hungary and Slovakia – which currently represent the opposition front to the Brussels roadmap, a waiver could be granted until 2027 to withdraw from short-term contracts with Russian suppliers. A qualified majority in the Council will be required to approve the Regulation, so with the expiration of the Polish EU Presidency, the “energy package” dossier will pass to Denmark, which will take over the role of six-month EU Council President from 1 July, leading the work to obtain the green light for the legislative proposal presented by the Commission. Copenhagen’s goal is in fact to reach a political agreement and start negotiations with the European Parliament before passing the baton to the Cypriot Presidency.