“Pur apprezzando l’impegno del governo, dobbiamo purtroppo considerare negativo l’esito delle trattative con Almaviva sui licenziamenti di Roma e Napoli e sui trasferimenti di Palermo. Alla luce di tutto ciò, l’ipotesi di uno sciopero nazionale diventa sempre più probabile, anche perché Almaviva è una vertenza che va affrontata nella sua totalità, non dividendo i destini di migliaia di lavoratori, dipendenti della stessa azienda”.
Lo dichiara il componente della segreteria nazionale Ugl Telecomunicazioni, Antonio Vitti, che insieme al Coordinatore nazionale Rsu Ugl Almaviva, Riccardo Catalinotto, ha partecipato al confronto tra le organizzazioni sindacali, il ministero dello Sviluppo economico, le aziende, Almaviva ed Exprivia, spiegando che “qualsiasi decisione sarà condivisa con i lavoratori nel corso delle prossime assemblee, siamo già da ora disponibili a mettere in campo tutte le azioni necessarie a contrastare le scelte aziendali.
“Abbiamo dovuto respingere la proposta di Exprivia sui 390 lavoratori di Palermo, che Almaviva vuole trasferire a Rende in provincia di Cosenza: la società è sì disposta a raddoppiare la somma di 120.000 euro l’anno, proposta nell’ultimo incontro, a parziale copertura delle perdite economiche, ma non a riconoscere gli attuali livelli retributivi e le tutele relative all’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, ipotesi per i lavoratori e per noi assolutamente inaccettabile”.
“Per Roma e Napoli abbiamo chiesto il ritiro immediato della procedura di chiusura delle due sedi al fine di trovare una soluzione condivisa, ma l’azienda continua a lamentare perdite e a voler procedere unilateralmente, anche in questo caso l’ipotesi dello sciopero nazionale è probabile”.
“Riteniamo – conclude Vitti – che anche da parte del governo si dovrebbe fare qualcosa di più: in primo luogo decretando d’urgenza l‘abolizione di gare d’appalto al massimo ribasso, che sono quindi molto al di sotto dei livelli minimi di retribuzione. Occorrono misure legislative di garanzia negli appalti e nel subentro degli appalti, bisogna fermare le delocalizzazioni perché ormai siamo al capolinea”.

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