“I risultati finora conseguiti dall’Ispettorato nazionale del lavoro non sono soddisfacenti, e non per colpa dei lavoratori, ma per come è stato immaginato l’intero percorso dal Jobs Act”.
Così il segretario confederale dell’Ugl Stefano Conti, nel corso dell’odierna audizione presso la Commissione Lavoro della Camera dei deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui servizi ispettivi. Presenti anche il responsabile nazionale dell’Ugl Funzione pubblica, Alessandro Di Stefano, e il dirigente confederale, Fiovo Bitti.
“Del resto, come ampiamente previsto a suo tempo, è difficile, se non impossibile, pensare una riforma di questo tipo a costo zero, quando erano evidenti a tutti le gravi carenze in ambito di servizi ispettivi”.
“Invece di favorire un maggiore coordinamento dai diversi soggetti che, a vario titolo, si occupano di servizi ispettivi – ha proseguito Conti -, l’allora esecutivo Renzi ha preferito puntare su un nuovo soggetto, senza, però, aver prima affrontato alcuni nodi: il ridotto numero di ispettori, anche se in legge di bilancio è stato inviato un primo segnale con nuove assunzione; la poca formazione; l’assoluta mancanza di strumenti e di risorse, pure materiali, per effettuare i controlli; lo scarso coinvolgimento delle parti sociali, in particolare sul territorio”.
“Come se non bastasse, le banche dati non comunicano fra loro e permangono tutta una serie di incongruenze nel sistema normativo. Infatti, gli atti emessi dagli organi di vigilanza di Inps ed Ispettorato nazionale, ad esempio, hanno una natura giuridica differente, così come sono differenti i trattamenti economici. Il tutto in un contesto nel quale il lavoro sommerso ed irregolare continua ad essere presente, annidandosi nella false cooperative e in tanti altri ambiti, e gli infortuni sul lavoro, compresi quelli mortali, rimangono su livelli assolutamente inaccettabili”.

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