capone3“Il Governo non affronti la questione dell’aspettativa di vita legata in automatico all’età pensionabile solo da un punto di vista tecnico e di equilibri del bilancio pubblico: non bisogna solo aggiungere anni alla vita ma anche vita agli anni, cioè aggiungere qualità alla vita delle persone”. Lo dichiara il Segretario Generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, in merito agli Indicatori di mortalità della popolazione residente relativa all’anno 2016 diffusi oggi dall’Istat che vedono aumentata a 82,8 anni (+0,4 sul 2015, +0,2 sul 2014) la speranza di vita alla nascita per il totale dei residenti in Italia, nei confronti del 2013 allungata di oltre sette mesi. Per il leader dell’Ugl “il Governo deve eliminare qualsiasi forma di automatismo che per il 2019 aggiunge 5 mesi in più di lavoro e chiarire una volta per tutte, in termini politici e sociali, quali prospettive intende offrire al Paese, in particolare agli anziani e ai giovani, in un contesto economico e di welfare sempre più instabile e deteriorato”. “La questione della aspettativa di vita – sottolinea Capone – rientra perfettamente nella metafora del “pollo di Trilussa”, come dimostrano le differenze rilevate tra Nord e Sud in termini di mortalità, perché in alcuni casi si vivrà di più ma in molti altri di meno. Bisognerebbe infatti capire il metodo utilizzato dall’Istituto visto che altri indicatori economici ci dicono che, a causa della crisi, le aspettative di vita si sono abbassate, anche perché molti rinunciano a curarsi per motivi economici“. “Non bisogna dimenticare che un’età pensionistica sempre più elevata – conclude Capone – è un ostacolo ulteriore all’entrata nel mondo del lavoro dei giovani, creando ulteriori squilibri sul sistema previdenziale. Tutto questo è il presupposto ad un sistema che penalizza i giovani, le donne, chi ha iniziato presto a lavorare e tutte le persone che svolgono lavori gravosi e usuranti”.

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