“Al di là delle parole bizzarre del ministro Poletti, non fa bene al lavoro essere trattato come occasione di scontro nella battaglia politica, sarebbe meglio trattarlo come un tema serio di riflessione e di dibattito, su cui misurare proposte e riforme dei partiti e di chi si candida a governare”.
Lo afferma il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, in merito alla polemica scoppiata ieri e ancora oggi in corso per le parole del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sui giovani e sull’occupazione.
“Un conto è contestare – spiega Capone –, come sempre ha fatto e continua a fare l’Ugl, il Jobs Act di Matteo Renzi, con cui l’attuale governo Gentiloni ha scelto di essere in totale continuità, un altro è strumentalizzare un’espressione sicuramente infelice del ministro del Lavoro ai fini della campagna elettorale per ottenerne le dimissioni. Una triste verità nelle parole del ministro Poletti c’è e negarlo non risolve il problema: è vero, in Italia le relazioni per trovare un lavoro possono contare più di un curriculum”.
“Ciò accade, e questa responsabilità va ascritta all’attuale e ai precedenti governi, perché in Italia non abbiamo un sistema valido di centri per l’impiego e perché non possiamo contare su adeguate politiche attive del lavoro. Basti pensare – conclude Capone – che per ottenere un ripensamento del governo sui voucher, sebbene ancora non sappiamo quanto valido, c’è voluta una campagna referendaria”.

Francesco Paolo Capone, segretario generale dell'Ugl

Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl

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