«La Blue Economy rappresenta un comparto strategico per l’Italia che vanta una naturale vocazione al mare. La valorizzazione delle risorse marittime impone interventi mirati, tra cui incentivi fiscali e politiche di sviluppo integrate, capaci di trasformare il nostro patrimonio costiero in un volano economico e occupazionale di primaria importanza. L’UGL è fortemente impegnata affinché la Blue Economy riceva l’attenzione e gli strumenti necessari per contribuire in modo concreto alla crescita del Paese. I settori tradizionali della Blue Economy, come la pesca, l’acquacoltura, il trasporto marittimo, il turismo costiero e la cantieristica navale, costituiscono una parte significativa dell’economia marina italiana. Tuttavia, devono affrontare sfide cruciali come la competitività globale, la transizione digitale e la sostenibilità. È essenziale rafforzare le infrastrutture portuali, migliorare le reti di comunicazione per liberare le potenzialità ancora inespresse del nostro mare. È fondamentale, altresì, investire con decisione nella ricerca, nell’innovazione tecnologica e nella formazione di competenze specializzate per cogliere pienamente le opportunità offerte dalla Blue Economy». Lo ha dichiarato Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, in occasione del convegno “Blue Economy – Il mare come risorsa”, il nuovo appuntamento del ciclo di conferenze “Future Economy2025”, svoltosi ad Aci Castello, in provincia di Catania.
Norme molto stringenti, problemi pesca evidenti»
«Il problema della pesca, in questi giorni, è sotto gli occhi di tutti. Le nostre marinerie sono costrette a seguire, giustamente, normative molto stringenti mentre in altri Stati agiscono e pescano come vogliono, C’è da considerare la tutela dell’ambiente, la sostenibilità economica». Lo ha detto il segretario generale della UGL, Francesco Paolo Capone, intervenendo al convegno “Blue economy – Il mare come risorsa” a Catania. «Cresce il settore di costruzione dei natanti, del turismo, delle grandi navi da crociera – ha aggiunto -. Da un punto di vista economico c’è un certo fermento economico che va misurato, equilibrato, regolato in base alla sostenibilità e all’ambiente».