“L’eventuale approvazione del trattato con il Canada, il Ceta, non metterebbe a repentaglio ‘semplicemente’ molti prodotti di punta del nostro agroalimentare, dal grano alle carni ai formaggi, e i territori del Sud già desertificati dalla crisi ma squalificherebbe l’intero il made in Italy”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, esprimendo “la assoluta contrarietà” dell’organizzazione sindacale di cui è leader ad una ratifica da parte del Parlamento italiano del trattato di libero scambio con il Canada e chiedendo “un momento di riflessione e di confronto con tutte quelle realtà che, dai produttori ai consumatori passando per i lavoratori, hanno validissime argomentazioni per fermare un accordo a perdere e quindi tutto il diritto di essere ascoltati da parlamento e governo”.
“Comprendiamo quindi – sottolinea – le ragioni di quanti oggi sono in piazza: non è ammissibile da parte di un Paese come l’Italia, la cui identità produttiva si fonda sul made in Italy, dia il via libera a falsi che imitano nostri prodotti e all’ingresso di materie prime che o squalificherebbero gran parte delle nostre migliori produzioni o farebbero concorrenza sleale a quelle che fanno della qualità il loro carattere distintivo, con l’aggravante che le clausole di questo Trattato impedirebbero di ricorrere in via giudiziaria contro i falsi o le concorrenze sleali”.
“È davvero paradossale – conclude – importare grano scadente dal Canada con il Sud economicamente già in ginocchio e alla luce del primato di cui oggi può vantarsi l’Italia ovvero essere leader mondiale nella produzione della pasta”.
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