Si è svolto oggi presso la Sala Meuccio Ruini il seminario “Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2024-2026: la partecipazione sociale per la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni”, che si inserisce nell’attività di analisi e proposta dell’Osservatorio Nazionale per i Servizi Sociali Territoriali del CNEL, coordinato dal consigliere Alessandro Geria.

L’iniziativa nasce dalla volontà di approfondire il quadro di riferimento e i contenuti della programmazione sociale nazionale, recentemente entrata in vigore, favorendo l’interlocuzione tra le istituzioni e le parti sociali. Infatti, l’attiva partecipazione dei corpi intermedi, a partire dal coinvolgimento nella pianificazione strategica, è una risorsa essenziale per cogliere la complessità dei bisogni, arricchire ed innovare le risposte della rete integrata dei servizi sociali, superare le diseguaglianze garantendo i livelli essenziali delle prestazioni sociali.

Ha aperto i lavori il segretario generale del CNEL Massimiliano Monnanni.

MONNANNI: LE POLITICHE SOCIALI SONO AL CENTRO DELL’AZIONE DEL CNEL

“Il seminario odierno – ha sottolineato – rappresenta un’importante occasione di confronto sul sistema dei servizi sociali territoriali e si inserisce pienamente nella strategia che il CNEL ha delineato attraverso la sua agenda di lavoro, rivolta ad affrontare tutta una serie di tematiche cruciali per il Paese”.

“In virtù della facoltà prevista dall’articolo 99 della Costituzione – ha aggiunto Monnanni – il CNEL ha esercitato il suo potere di iniziativa legislativa, presentando in questa XI Consiliatura diversi disegni di legge. Due, in particolare, interessano più direttamente le politiche sociali. Un primo DDL introduce disposizioni che integrano e rafforzano il quadro normativo relativo alle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona (ASP). A supporto di questa iniziativa è stata condotta una vasta attività di ricerca, che ha censito quasi 600 ASP, aggiornando un dato che non veniva rilevato dal 1999. Questo prezioso patrimonio informativo sarà reso pubblico e messo a disposizione di tutti il prossimo 8 luglio, in occasione di un convegno ad hoc che si svolgerà al CNEL. Il secondo DDL, approvato ieri in Assemblea, riguarda un tema di grande attualità: la gestione e la destinazione dei beni e delle aziende confiscate o sequestrate alle mafie. L’obiettivo è quello di migliorare il sistema attuale, garantendo una destinazione a scopi sociali più efficace e valorizzando il ruolo del Terzo settore e della cooperazione sociale. Il DDL prevede, inoltre, un ruolo più centrale e decisivo per gli enti locali e, in particolare, per le Regioni, nel processo di gestione e riutilizzo di questi beni. Un’altra iniziativa di rilievo, già in corso, riguarda il tema dei caregiver familiari. Il CNEL si conferma, quindi, un attore strategico nel dibattito e nello sviluppo delle politiche sociali in Italia, proponendo soluzioni concrete e aggiornate per affrontare le sfide del nostro tempo”, ha così concluso Monnanni.

GERIA. POLITICHE SOCIALI INCLUSIVE PER AFFRONTARE SFIDE SVILUPPO SOSTENIBILE

“La trama dei servizi sociali dei Comuni – ha sottolineato il consigliere CNEL e coordinatore dell’Osservatorio Alessandro Geria – rappresenta una grande opportunità per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile del nostro Paese, ma ancora troppo trascurata se investiamo solo poco più di 10 miliardi di euro nel 2024. Ovvero circa mezzo punto del nostro Pil. La transizione demografica, le diseguaglianze sociali ed economiche i divari territoriali con la particolare fragilità delle aree interne, possono trovare risposte in politiche sociali promozionali, partecipate ed inclusive. Nel seminario odierno – ha aggiunto Geria – abbiamo voluto favorire il dialogo tra istituzioni e parti sociali con questa logica, approfondendo il recente Piano sociale nazionale. Un importante provvedimento che orienterà lo sviluppo del complesso mosaico dei servizi per famiglie, minori, anziani disabili, adulti in difficoltà chiamati a garantire i livelli essenziali delle prestazioni sociali che sono la promessa pubblica di tutela, sostegno e accompagnamento di tutti i cittadini. L’Osservatorio Servizi Sociali del CNEL istituito per sostenere e promuovere lo sviluppo del welfare locale, con questa importante occasione realizzata in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, vuole accompagnare l’effettiva applicazione delle scelte normative monitorandone l’impatto; sostenere sedi e pratiche di coinvolgimento dei corpi intermedi, indispensabili per avere comunità solidali; valorizzare e qualificare il lavoro sociale e di cura determinante per la qualità dei servizi alla persona e alla famiglia”.

BITTI: AVVIATO CONFRONTO PER UNA RIFORMA RAGIONATA DELLA LEGGE SUI SERVIZI SOCIALI

“Il CNEL, in questi mesi, ha avviato un confronto all’interno dell’Osservatorio sui servizi sociali territoriali per provare ad arrivare a una riforma ragionata della Legge quadro 328 del 2000, relativa ai servizi e agli interventi sociali. A 25 anni dalla sua entrata in vigore, la norma – ha spiegato il consigliere CNEL Fiovo Bitti, componente dell’Osservatorio Nazionale per i Servizi Sociali Territoriali – rappresenta ancora un pilastro fondamentale per i cittadini e per la stessa pubblica amministrazione, ma, proprio per il tempo trascorso, appare utile aggiornare la stessa in maniera puntuale e mirata. La revisione dovrebbe avvenire su tre livelli: aggiornamento normativo; ridefinizione terminologica; proposte innovative. In particolare, le proposte innovative raccolgono le indicazioni che arrivano dalle diverse componenti economiche e sociali presenti all’interno del CNEL, mentre gli altri due aspetti tengono conto dell’evoluzione normativa su vari aspetti, dalle competenze istituzionali alla disabilità, passando per la non autosufficienza, e sulla necessità di valorizzare un linguaggio comune e condiviso, fondamentale anche nell’ottica di garantire i livelli essenziali delle prestazioni sociali”.

Nel corso del Seminario sono stati presentati gli approfondimenti contenuti nel Quaderno CNEL n. 28 “Focus sui servizi sociali di assistenza domiciliare, sul servizio sociale professionale e sui servizi educativi alla prima infanzia, in rapporto ai livelli essenziali delle prestazioni sociali”.

Di seguito una sintesi dello studio.

Servizi di Assistenza Domiciliare (SAD) per anziani

La misurazione della performance dei servizi sociali è essenziale per l’efficacia delle politiche pubbliche e per l’attuazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS). In Italia, tuttavia, manca ancora un sistema integrato e omogeneo di monitoraggio. Il presente studio si propone di combinare analisi scientifica e verifica empirica per costruire un cruscotto di indicatori applicabile ai Servizi di Assistenza Domiciliare (SAD) per anziani.

L’originalità del lavoro risiede nella metodologia: gli indicatori sono stati selezionati sulla base della letteratura nazionale e internazionale, ma anche testati sul campo, attraverso un pilot study su Comuni e Ambiti Territoriali Sociali in Lombardia ed Emilia-Romagna. Gli indicatori vanno oltre la dimensione finanziaria, includendo la misurazione del contesto, degli input, degli output, dell’efficienza e degli outcome (impatto) dei servizi.

I risultati evidenziano l’assenza di sistemi di monitoraggio omogenei e mostrano la necessità di contemperare nello sviluppo del cruscotto la rilevanza degli indicatori con la misurabilità degli stessi nel tempo e nello spazio. In particolare, dei 17 indicatori inizialmente individuati dall’analisi della letteratura, uno è stato rimosso, 6 indicatori sono stati modificati, 2 hanno subito una riformulazione completa e 4 sono stati rivisti nelle opzioni di risposta.

Il set complessivo di 20 indicatori proposto rappresenta una base solida, coerente e sperimentata per la misurazione multidimensionale della performance dei SAD anziani. Esso si configura come uno strumento utile per supportare le valutazioni delle politiche di welfare rivolte alla popolazione anziana, in linea con gli obiettivi di omogeneità e standardizzazione richiesti per l’attuazione dei LEP.

Servizio Sociale Professionale

L’obiettivo del Focus sul Servizio Sociale Professionale è duplice: da un lato fornire una lettura più puntuale sul ruolo dell’assistente sociale come livello essenziale delle prestazioni sociali; dall’altro monitorare i due assi fondamentali di sviluppo del servizio: l’assunzione stabile degli assistenti sociali e l’attivazione della supervisione professionale.

Dal 2021, con la Legge di Bilancio, è stato introdotto il LEP – Livello essenziale delle prestazioni – che prevede la presenza di almeno un assistente sociale ogni 5.000 abitanti, con l’obiettivo avanzato di arrivare a un rapporto di 1 ogni 4.000. Per raggiungere questo standard, sono stati attivati due canali di finanziamento: il Fondo Povertà e il Fondo di Solidarietà Comunale. Nel periodo 2020–2023 gli assistenti sociali nei servizi comunali sono passati da circa 9.700 a oltre 13.600, con una crescita significativa del 40%. Tuttavia, al 2023, ancora 228 Ambiti Territoriali Sociali non raggiungevano il livello minimo previsto, e sarebbero necessarie circa 2.700 assunzioni o stabilizzazioni per colmare il divario. Molti ATS del Sud, come in Calabria e Sicilia, restano lontani dal LEP, mentre Regioni come il Veneto, l’Emilia-Romagna e il Friuli-Venezia Giulia lo superano ampiamente. A rendere il quadro più complesso è anche la difficoltà nell’utilizzo effettivo dei fondi: solo una parte dei 180 milioni annui è stata spesa e rendicontata, e nei piccoli Comuni, il costo del personale resta difficilmente sostenibile.

Con il Piano Sociale Nazionale 2021-2023 e il PNRR, la supervisione è stata riconosciuta come Livello Essenziale delle Prestazioni. Grazie alle risorse del PNRR e al lavoro degli Ambiti, sono stati avviati 217 progetti di supervisione in tutta Italia, con una copertura dell’80% degli ATS. Sono stati coinvolti oltre 13.000 assistenti sociali, e anche più di 6.000 operatori del Terzo Settore, delle ASL, della giustizia, a testimonianza della crescente integrazione dei servizi. La supervisione è stata pensata come un dispositivo riflessivo e trasformativo: un’occasione per elaborare le esperienze, rafforzare l’identità professionale, migliorare il lavoro in gruppo e prevenire il burn out.

In conclusione, il focus evidenzia la necessità di consolidare i progressi, superare le disuguaglianze territoriali, e garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale quei diritti sociali che non possono essere legati alla fortuna di vivere in un luogo piuttosto che in un altro. La supervisione, così come l’assunzione stabile, devono diventare strumenti ordinari, stabili, riconosciuti e strutturalmente finanziati. Non sono lussi, ma condizioni necessarie per far funzionare bene il nostro sistema di welfare.

Servizi alla prima infanzia

Il Focus presenta un approfondimento delle dinamiche di spesa e di variazione dell’offerta al fine di far emergere profili di policy a livello territoriale (regionale e sub-regionale) rispetto alle scelte di investimento e alle configurazioni di servizi adottate relativamente alla prima infanzia. Sulla base dei dati ISTAT relativi agli anni 2019 e 2022 vengono descritte le differenze territoriali dal punto di vista dei livelli di spesa corrente, tenendo anche in considerazione le dinamiche temporali osservate e i differenziali di crescita rispetto all’anno precedente la pandemia da Covid-19. L’analisi viene ulteriormente arricchita confrontando l’andamento dinamico e combinato della spesa pro-capite dei comuni con il numero di utenti presi in carico dai comuni (sia attraverso strutture comunali e convenzionate, sia tramite servizi privati).

I dati mostrano come la spesa dei Comuni per i servizi socio-educativi in età 0-3 anni sia aumentata, ma con variazioni non uniformi, e comunque non in grado di ridurre le diseguaglianze territoriali. Fra gli ATS del Sud, oltre il 50% è nel quartile più basso della distribuzione di spesa pubblica per i servizi per l’infanzia, contro il 76% degli ATS del Nord-est che si colloca nel quartile più alto.

Rispetto agli utenti presi in carico, le regioni che si distinguono in positivo nel periodo considerato sono Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Sardegna, mentre le regioni con i progressi più ridotti si trovano al Sud: bassi livelli di partenza e debole miglioramento contraddistinguono, in particolare, Calabria e Sicilia, consolidando una geografia della disuguaglianza. Per le regioni del Sud, in particolare Sicilia e Campania, anche la compensazione del privato risulta bassa o assente.

Fonte: https://www.cnel.it/Comunicazione-e-Stampa/Notizie/ArtMID/1174/ArticleID/5434/AL-CNEL-SEMINARIO-SU-PIANO-NAZIONALE-SERVIZI-SOCIALI

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