“L’Unione Generale del Lavoro condivide l’obiettivo di assicurare la necessaria liquidità alle imprese e alle famiglie, duramente colpite dalla emergenza epidemiologica da Covid-19, però il decreto legge 23/2020 non sembra essere adeguato al perseguimento di tale scopo”.
Lo ha dichiarato il segretario confederale dell’UGL, Fiovo Bitti, nel corso dell’Audizione odierna sul Decreto Imprese (o Liquidità) alle Commissioni riunite VI e X della camera.
Per il sindacalista “meglio sarebbe stato affiancare al prestito garantito, un indennizzo vero per le chiusure forzate delle attività economiche e produttive, chiusura che pesa per almeno 45-55 miliardi al mese. Il meccanismo della garanzia dello Stato, anche al netto delle perplessità circa la possibilità di generare volumi di prestiti fino a 200 miliardi di euro, si rivolge ad una platea ridotta di imprese, non più di 1,8 milioni, pari al 41% del totale, con costi diretti ed occulti molto alti, fra gli 85 e i 145 miliardi, per coprire i quali servirebbe un margine operativo lordo medio nei sei anni di almeno il 15%, quattro punti sopra quello mediamente registrato nel 2019”.
“Poiché tutti gli scenari disegnano una congiuntura economica negativa per non meno di 12 mesi, ne consegue che, almeno in una prima fase, le rate del prestito dovranno essere ripagate dal prestito stesso. Per evitare un indebitamento eccessivo, si dovrebbe quanto meno prevedere una dilatazione dei tempi, non meno di 15 anni, ed un tasso di interesse fisso e basso. Il prestito garantito, compreso quello per le Pmi, andrebbe poi esteso anche a soggetti oggi esclusi, come le imprese in ristrutturazione o gli agenti, i mediatori e i procacciatori finanziari. Soprattutto, andrebbe semplificata la burocrazia che appesantisce tutte le operazioni”.
“Rispetto ad altri contenuti del presente provvedimento, l’Unione Generale del Lavoro invita alla massima attenzione rispetto alle aziende strategiche quotate in Borsa; a valutare, perdurando la chiusura e dovendo fare i conti con le ferree regole per la riapertura, con il distanziamento sociale fuori e dentro i luoghi di lavoro, un rafforzamento delle misure a sostegno dei settori a forte rischio occupazionale, dal turismo allo sport, dal commercio al dettaglio non alimentare ai servizi alla persona, per i quali la sola sospensione dei versamenti tributari, fiscali e contributivi potrebbe non essere sufficiente”.
“Positivo il rinvio delle elezioni all’interno delle casse professionali, come pure il riconoscimento degli ammortizzatori sociali anche agli assunti dal 24 febbraio al 17 marzo 2020, mentre si sollecita un investimento importante sul credito di imposta per l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale e sulle attività di sanificazione degli ambienti di lavoro”, ha concluso Bitti.