“Impressionano i dati riportati dagli analisti di Citigroup in merito all’impatto economico della guerra in Ucraina. Il costo per i consumatori derivante dall’aumento delle materie prime potrebbe salire complessivamente a 6300 miliardi di euro, pari al 6,2% del Pil mondiale. Uno scenario preoccupante paragonabile allo ‘shock’ petrolifero degli anni’70. In tale contesto, l’economia europea risulterebbe fra le più colpite considerato che importiamo il 50% della nostra energia con la conseguente riduzione del reddito disponibile delle famiglie pari al 2% annuo per effetto dell’inflazione. È fondamentale, più che mai in questa fase, scongiurare il rischio recessione attraverso misure di sostegno ai salari e una riforma della tassazione che punti a ridurre considerevolmente il costo del lavoro. Urgono, inoltre, nuovi investimenti in politiche energetiche per favorire l’incremento dell’estrazione di gas dai mari del territorio italiano, la ricerca e l’utilizzo di fonti alternative come il gas e il nucleare di nuova generazione, al fine di assicurare il fabbisogno nazionale e prevenire future emergenze”.
Lo afferma Paolo Capone, segretario generale dell’UGL, in merito all’analisi di Citigroup sulle ripercussioni economiche della guerra in Ucraina.

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