“La manovra giunta con grave ritardo cade in un  momento particolarmente difficile per il nostro Paese, sia sotto  il profilo economico, occupazionale che sociale. C’è l’assenza di  un progetto Paese, quello che dovrebbe concretizzarsi nel Piano  nazionale per la ripresa e la resilienza”. Lo ha detto il  segretario dell’Ugl, Paolo Capone, in audizione presso le  Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, sottolineando la  “profonda delusione rispetto all’assenza riferimenti a progetti  proposti dalle parti sociali”. Capone ha infine aggiunto che ci  sono “alcuni correttivi andrebbero presi immediatamente come  l’anticipo della riforma fiscale già dal 2021, è un provvedimento  che si rende necessario anche se l’attuale stanziamento permette  soltanto qualche correttivo e non una riforma più profonda”.

“A fronte delle promesse di una erogazione nell’arco di poche  settimane la realtà dei fatti è profondamente diversa, tanto che,  ancora oggi, una quota indefinita di lavoratori dipendenti  lamentano i mancati pagamenti. Sarebbe stato sufficiente sostenere  con la garanzia dello Stato l’accordo sull’anticipazione della  cassa integrazione in deroga tra l’Abi e le parti sociali dello  scorso 30 marzo per superare rapidamente le criticità manifestate.  Occorre, quindi, un piano a lungo termine per rimettere in sesto  l’Italia, partendo dai singoli territori. Le nostre citta’ hanno  bisogno di essere rigenerate: serve un piano urbanistico, edilizio  e di welfare sociale tale da permettere alle famiglie di godere di  servizi più efficaci ed efficienti, una vera e propria rivoluzione  smart” aggiunge Capone.

“Un percorso che passa anche dalle risorse  del Recovery Fund e dalla revisione della normativa vigente,  prevedendo uno snellimento burocratico delle procedure, spesso  troppo lunghe e inconcludenti. Ancora più lontano è un secondo  obiettivo, quello di favorire il riequilibrio territoriale tra  nord e sud Italia. Il Mezzogiorno ha bisogno di ricevere aiuti  oggi, non nel 2023 quando il disagio economico e sociale sarà  verosimilmente peggiorato. Proseguendo, la questione della  liquidità delle imprese continua ad essere centrale. La garanzia  dello Stato sui prestiti erogati dal sistema creditizio non è stata adeguata. A conti fatti, rispetto alle previsioni di aprile  2020, l’obiettivo indicato era di almeno 250 miliardi di prestiti  garantiti che in realtà è stato raggiunto solo al 30%, peraltro,  con una concentrazione maggiore verso le grandi imprese e una  ridotta alle piccole” conclude il segretario generale dell’UGL.

 

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