CESE: IL DIALOGO CIVILE E SOCIALE NEI PAESI CANDIDATI UE
Nel corso dei lavori dell’ultima Sessione Plenaria del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE), prima della pausa estiva, è stato adottato un Parere di grande interesse ed attualità relativo all’importanza di istituzionalizzare il dialogo civile e sociale nei Paesi candidati all’adesione ed in quelli partner dell’Unione Europea. Il dialogo civile e sociale è un pilastro fondamentale del modello europeo di governance partecipativa, che ha contribuito negli ultimi decenni in maniera significativa al consolidamento delle democrazie negli Stati membri della Ue, svolgendo un ruolo fondamentale nella promozione di uno sviluppo socioeconomico sostenibile, equo ed inclusivo. Il Cese sottolinea la chiara distinzione tra le due forme di dialogo, complementari, ma distinte per finalità, attori e quadri istituzionali. Il dialogo sociale coinvolge infatti le Parti sociali (organizzazioni dei datori di lavoro e sindacati), mentre quello civile comprende attori della società civile organizzata più in generale. In molti Paesi candidati e partner, il dialogo civile e sociale rimane frammentato e privo di regolamentazione istituzionale, incidendo così sulla loro capacità di sviluppare politiche pubbliche coerenti ed inclusive. In assenza di strutture istituzionali chiare, il coinvolgimento della società civile e delle Parti sociali nel processo decisionale è limitato e disomogeneo, comportando in tal modo una mancanza di fiducia nei processi democratici ed il disimpegno dei cittadini. Un dialogo civile e sociale strutturato ed istituzionalizzato, invece, è essenziale per garantire la stabilità, lo sviluppo economico e la coesione sociale nei Paesi candidati/partner. L’istituzionalizzazione del dialogo sociale e civile può avvenire in varie strutture organizzative, nel rispetto della specificità di ciascuno Stato, tenendo conto degli interessi e delle aspirazioni delle organizzazioni della società civile e delle Parti sociali, nonché, al tempo stesso, delle migliori pratiche a livello europeo ed internazionale in questo settore. Per il Consigliere Ulgiati “è necessario promuovere un dialogo tripartito autentico e strutturato tra governi, sindacati ed organizzazioni dei datori di lavoro, che si concentri principalmente sul mercato del lavoro, sulle condizioni lavorative e sulle politiche economiche, questioni tutte la cui soluzione contribuirà ad accelerare il ritmo dei negoziati per l’adesione dei Paesi candidati all’Unione Europea”.
UE, CONSULTAZIONE SULL’EQUITÀ DIGITALE
Pochi giorni fa, la Commissione Europea ha lanciato una consultazione pubblica, aperta per 12 settimane, sulla prossima Legge sull’equità digitale, il Digital Fairness Act (DFA), la cui proposta è prevista a metà del 2026. Per garantire che i consumatori della Ue possano svolgere un ruolo attivo nella transizione digitale è fondamentale un solido quadro di protezione dei consumatori. L’Esecutivo comunitario ha pertanto avviato un controllo dell’adeguatezza, al fine di determinare se l’attuale diritto comunitario sulla tutela dei consumatori sia idoneo a garantire un elevato livello di salvaguardia dei consumatori nell’ambiente digitale. Nella lettera di incarico di qualche mese fa indirizzata al Commissario designato per la democrazia, la giustizia e lo stato di diritto, Michael McGrath, la Presidente von der Leyen ha fatto riferimento alla necessità di elaborare “un Digital Fairness Act per contrastare le tecniche non etiche e le pratiche commerciali legate ai dark pattern, al marketing degli influencer sui social media, alla progettazione avvincente di prodotti digitali ed alla profilazione online, soprattutto quando le vulnerabilità dei consumatori vengono sfruttate per scopi commerciali”. Il Digital Fairness Act si baserà sui risultati del Digital Fitness Check, pubblicati nell’Ottobre 2024, pur rimanendo un’iniziativa separata. Tali esiti hanno confermato l’importanza delle leggi dell’Unione Europea a tutela dei consumatori, rilevando però alcune carenze ed evidenziando che gli acquirenti seguitano ad affrontare numerosi problemi online. La nuova proposta legislativa sarà dunque significativa proprio per colmare le lacune normative emerse e sarà a favore sia dei consumatori che delle imprese, integrando il Digital Services Act ed il Digital Markets Act, con particolare attenzione alla protezione dei minori online. La nuova Legge sull’equità digitale affronterà pratiche commerciali manipolative ed immorali, come l’uso diffuso di dark pattern (tecniche di progettazione ingannevoli utilizzate nelle interfacce online per manipolare gli utenti inducendoli a prendere decisioni vantaggiose per un’azienda, spesso a scapito delle loro reali intenzioni od interessi), esaminerà l’influencer marketing, i design che creano dipendenza, i prezzi personalizzati basati su tracciamento e profilazione ed altre sfide per i consumatori, nella consapevolezza che una maggiore certezza del diritto previene la frammentazione normativa e promuove una crescita più equa.
EN
EESC: CIVIL AND SOCIAL DIALOGUE IN EU CANDIDATE COUNTRIES
During the last plenary Session of the European Economic and Social Committee (EESC) before the summer break, a highly interesting and topical Opinion was adopted on the importance of institutionalising civil and social dialogue in the candidate Countries and in the European Union’s partner Countries. Civil and social dialogue is a fundamental pillar of the European model of participatory governance, which has contributed significantly in recent decades to the consolidation of democracies in EU Member States, playing a key role in promoting sustainable, equitable and inclusive socio-economic development. The EESC emphasises the clear distinction between the two forms of dialogue, which are complementary but distinct in terms of their objectives, actors and institutional frameworks. Social dialogue involves the social Partners (employers’ organisations and trade unions), while civil dialogue involves actors from organised civil society more generally. In many candidate and partner Countries, civil and social dialogue remains fragmented and lacking in institutional regulation, thus affecting their ability to develop coherent and inclusive public policies. In the absence of clear institutional structures, the involvement of civil society and the social Partners in the decision-making process is limited and uneven, leading to a lack of trust in democratic processes and disengagement on the part of citizens. Structured and institutionalised civil and social dialogue, on the other hand, is essential to ensure stability, economic development and social cohesion in candidate/partner Countries. The institutionalisation of social and civil dialogue can take place in various organisational structures, respecting the specific characteristics of each Country and taking into account the interests and aspirations of civil society organisations and social partners, as well as best practices at European and international level in this area. For Councillor Ulgiati, “it is necessary to promote a genuine and structured tripartite dialogue between governments, trade unions and employers organisations, focusing mainly on the labour market, working conditions and economic policies, all of which will help to speed up the pace of negotiations for the accession of candidate Countries to the European Union”.
EU, CONSULTATION ON DIGITAL FAIRNESS
A few days ago, the European Commission launched a 12-week public consultation on the upcoming Digital Fairness Act (DFA), which is expected to be proposed in mid-2026. A robust consumer protection framework is essential to ensure that EU consumers can play an active role in the digital transition. The EU Executive has therefore launched a fitness check to determine whether current EU consumer protection law is adequate to ensure a high level of consumer protection in the digital environment. In her letter of appointment a few months ago to the Commissioner-designate for Democracy, Justice and the Rule of Law, Michael McGrath, President von der Leyen referred to the need to develop “a Digital Fairness Act to combat unethical techniques and commercial practices related to dark patterns, influencer marketing on social media, addictive design of digital products and online profiling, especially when consumer vulnerabilities are exploited for commercial purposes”. The Digital Fairness Act will be based on the results of the Digital Fitness Check, published in October 2024, while remaining a separate initiative. These results confirmed the importance of European Union consumer protection laws but also revealed some shortcomings and highlighted that buyers continue to face numerous problems online. The new legislative proposal will therefore be significant in filling the regulatory gaps that have emerged and will benefit both consumers and businesses, complementing the Digital Services Act and the Digital Markets Act, with a particular focus on the protection of minors online. The new Digital Fairness Act will address manipulative and unethical commercial practices, such as the widespread use of dark patterns (deceptive design techniques used in online interfaces to manipulate users into making decisions that are advantageous to a company, often at the expense of their real intentions or interests), and will examine influencer marketing, addictive designs, personalised pricing based on tracking and profiling, and other challenges for consumers, in the knowledge that greater legal certainty prevents regulatory fragmentation and promotes more equitable growth.
UGL NEWS dall'EUROPA n. 136 del 25 Luglio 2025EN - UGL NEWS from EUROPE n. 136 -25th of July 2025 -