IL CESE ED IL NUOVO PATTO PER IL MEDITERRANEO
La regione mediterranea rappresenta un’area strategica per l’Unione Europea, non soltanto per motivi geopolitici, ma anche per le notevoli opportunità economiche, culturali e di sviluppo che essa offre, in termini di cooperazione e di reciproci vantaggi per i cittadini dell’intera regione Euromed. Di questo si è discusso nell’ambito della Sessione Plenaria del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) di fine mandato, che si è svolta a Bruxelles la settimana scorsa e che ha visto l’adozione del Parere REX/606 dal titolo: “Un nuovo Patto per il Mediterraneo”. «Si tratta di un argomento estremamente attuale – ha dichiarato il Consigliere Ulgiati nel suo intervento – perché nell’ambito del Mediterraneo si stanno consumando crisi assolutamente importanti, anche di carattere umanitario, che vanno dalla guerra in Medio Oriente alle migrazioni dall’Africa e dai Paesi Arabi e tutto ciò ha un indubbio impatto anche sull’Europa, sia di carattere economico, ma anche sociale ed etico e quindi occorre comprendere bene in che termini intervenire per affrontare questa tematica». Il Patto, elaborato dalla Commissione Europea, è finalizzato ad istituire un quadro strategico, incentrato sulle persone, per approfondire la cooperazione tra la UE ed il Mediterraneo meridionale e mira ad affrontare l’evoluzione delle circostanze geopolitiche tramite il rafforzamento dell’impegno politico e dei partenariati, concentrandosi su priorità condivise. Il CESE chiede che il nuovo Patto per il Mediterraneo promuova attivamente la pace, la democrazia, il buon governo, la lotta contro la corruzione, lo Stato di diritto ed il rispetto del diritto internazionale umanitario, in quanto basi della cooperazione nella regione mediterranea e raccomanda che il monitoraggio e la valutazione del Patto siano partecipativi fin dall’inizio, coinvolgendo le organizzazioni della società civile, le Parti Sociali ed i rappresentanti dei giovani nella definizione degli indicatori, nonché nella verifica dei dati e nell’interpretazione dei risultati. Di fondamentale importanza, dunque, viene ritenuto il dialogo sociale che deve essere istituzionalizzato a tutti i livelli di governance per definire le politiche economiche, sociali e del lavoro, attribuendo ad esempio un ruolo più incisivo ai Consigli economici e sociali ed al Consiglio mediterraneo della gioventù e promuovendo la creazione di organismi analoghi nei Paesi in cui ancora non ne esistono.
UE, TROPPA CINA IN EUROPA
Quanto è vulnerabile l’Unione Europea alle scelte di Pechino in materia di terre rare? Una recente analisi della Banca Centrale Europea (BCE) evidenzia come l’Eurozona sia troppo dipendente, anche indirettamente. «L’area dell’euro è esposta ai rischi della catena di approvvigionamento legati alle esportazioni cinesi di terre rare» avvertono gli esperti della BCE e l’economia dell’Eurozona rischia tassi di inflazione più elevati ed una crescita economica più lenta se le forniture di terre rare dalla Cina dovessero essere interrotte. Nel Report gli economisti hanno osservato che l’area euro dipende fortemente dalle terre rare cinesi, sia direttamente sia tramite intermediari come le grandi aziende tecnologiche statunitensi. Qualora tali forniture venissero bloccate a causa di dispute commerciali o di altro tipo, l’Eurozona subirebbe danni economici che potrebbero portare a costi più elevati per i produttori, in particolare nei settori automobilistico, elettronico e delle energie rinnovabili. La Repubblica Popolare Cinese domina infatti il mercato globale delle terre rare, producendo il 95% delle terre rare mondiali e detenendo inoltre una posizione centrale nella raffinazione di altre materie prime essenziali, quali il litio ed il cobalto, indispensabili, entrambe, per le batterie delle auto elettriche. Attualmente il 70% delle importazioni di terre rare nell’area euro proviene dalla Cina ed alternative non ce ne sono. Sebbene, pertanto, ci sia molta Cina in Europa e l’eurozona appaia sempre più Pechino-dipendente, anche perché per anni il mercato unico ed aperto ha permesso a società cinesi di occupare posti strategici quali i porti, i tecnici della BCE, nell’immediato, non ravvisano profilarsi all’orizzonte situazioni di crisi. Il monito è comunque quello di «rimanere vigili» e controllare attentamente gli sviluppi, dato il potenziale di rapidi cambiamenti nelle dinamiche di approvvigionamento globali e le velleità di un’autonomia strategica europea che non appare ancora esserci.
EN
THE EESC AND THE NEW MEDITERRANEAN PACT
The Mediterranean region is a strategic area for the European Union, not only for geopolitical reasons, but also because of the considerable economic, cultural and development opportunities it offers in terms of cooperation and mutual benefits for citizens throughout the Euromed region. This was discussed at the end-of-term Plenary Session of the European Economic and Social Committee (EESC) held in Brussels last week, which saw the adoption of the Opinion REX/606 entitled “A new pact for the Mediterranean”. «This is an extremely topical issue – said Councillor Ulgiati in his speech – because the Mediterranean is currently experiencing major crises, including humanitarian ones, ranging from the war in the Middle East to migration from Africa and Arab Countries, and all this undoubtedly has an impact on Europe, both economically and socially and ethically, so we need to understand clearly how to tackle this issue». The Pact, drawn up by the European Commission, aims to establish a people-centred strategic framework to deepen cooperation between the EU and the Southern Mediterranean and to address changing geopolitical circumstances by strengthening political commitment and partnerships, focusing on shared priorities. The EESC calls for the new Mediterranean Pact to actively promote peace, democracy, good governance, the fight against corruption, the rule of law and respect for international humanitarian law, as the basis for cooperation in the Mediterranean region, and recommends that the monitoring and evaluation of the Pact be participatory from the outset, involving civil society organisations, social partners and youth representatives in defining indicators, as well as in verifying data and interpreting results. Social dialogue is therefore considered to be of fundamental importance and must be institutionalised at all levels of governance in order to define economic, social and labour policies, for example by giving a more incisive role to economic and social Councils and the Mediterranean Youth Council and promoting the creation of similar bodies in Countries where they do not yet exist.
EU, TOO MUCH CHINA IN EUROPE
How vulnerable is the European Union to Beijing’s decisions on rare earths? A recent analysis by the European Central Bank (ECB) highlights how the Eurozone is too dependent, even indirectly. «The euro area is exposed to supply chain risks related to Chinese exports of rare earths» warn ECB experts, adding that the Eurozone economy risks higher inflation rates and slower economic growth if rare earth supplies from China were to be disrupted. In the Report, economists noted that the euro area is heavily dependent on Chinese rare earths, both directly and through intermediaries such as large US technology companies. If these supplies were blocked due to trade or other disputes, the Eurozone would suffer economic damage that could lead to higher costs for manufacturers, particularly in the automotive, electronics and renewable energy sectors. The People’s Republic of China dominates the global rare earths market, producing 95% of the world’s rare earths and also holding a central position in the refining of other essential raw materials, such as lithium and cobalt, both of which are indispensable for electric car batteries. Currently, 70% of rare earth imports in the euro area come from China, and there are no alternatives. Although, therefore, there is much Chinese presence in Europe and the Eurozone appears increasingly dependent on Beijing, partly because for years the single, open market has allowed Chinese companies to occupy strategic positions such as ports, ECB technicians do not currently foresee any crisis situations on the horizon. However, the warning is to «remain vigilant» and monitor developments closely, given the potential for rapid changes in global supply dynamics and the aspirations for European strategic autonomy, which do not yet appear to exist.
UGL NEWS dall'EUROPA n. 143 del 26 Settembre 2025EN - UGL NEWS from EUROPE n. 143 -26th of September 2025 -