Dal palco, ancora i segretari confederali fino ai vice segretari generali, che hanno preceduto il comizio finale del segretario generale Francesco Paolo Capone

Luigi Ulgiati vicesegretario generale UGL

“Essere qui oggi è stato un grande impegno e un impegno per la UGL doveroso per testimoniare non soltanto una Festa del Lavoro, ma anche la battaglia che quotidianamente portiamo avanti nei luoghi di lavoro. Abbiamo scelto Napoli perché non solo è la più importante città del Meridione, ma perché rappresenta il nostro Paese, l’Italia con tutte le sue contraddizioni. Un Paese bellissimo dove però ci sono tanti problemi nel mondo del lavoro; dove i nostri giovani, i nostri migliori giovani, anziché trovare realizzarsi qui nel nostro paese devono e sono costretti ad emigrare. Questo è un problema gravissimo, è un problema che noi abbiamo rappresentato in ogni dove alle istituzioni e al governo: ci sono oltre 100.000 giovani che ogni anno vanno via dall’Italia e noi non facciamo nulla per trattenerli. L’Italia si costruisce con i giovani, l’Italia si costruisce con le nuove generazioni.
Per questo ieri, giustamente, il nostro segretario generale, al tavolo con il governo, ha chiesto un sistema di fiscalità più favorevole ai lavoratori: taglio del cuneo fiscale, più politiche attive per il lavoro; evitare che lavoratori e imprese se ne vadano all’estero; sfruttare l’opportunità offerta dal Pnrr attraverso il quale riscrivere il futuro del nostro Paese. Sappiamo bene che verrà un nuovo modo di essere, un nuovo modo di lavorare con l’avvento della digitalizzazione e della green economy, ma è altrettanto necessario investire nella coesione sociale, sui nuovi poveri che un reddito ce l’hanno perché hanno un lavoro. Ci deve essere uno scatto di reni, una richiesta forte che deve arrivare non solo dalla nostra organizzazione sindacale ma da tutto il corpo sociale affinché ci possano essere degli strumenti validi. Anche per questo abbiamo chiesto al governo una fiscalità di vantaggio su tutti i rinnovi contrattuali, da quelli nazionali a quelli di secondo livello. Noi vogliamo che questo Paese riparta, che in questo Paese ci sia un rilancio, che ci sia una equa ridistribuzione del reddito. Sono questi i nostri obiettivi, è questa la voce forte che noi vogliamo portare da Napoli verso il nuovo governo e verso la politica, che sono chiamati ad assumersi una grande responsabilità innanzitutto sociale”.

Luca Malcotti vicesegretario generale UGL
“Il 1° Maggio si festeggiano molte cose. Il 1° Maggio una ricorrenza nella storia delle battaglie dei diritti dei lavoratori. Il 1° Maggio è un’occasione per rincontrare e incontrare una comunità, per stare insieme, per vedersi, per parlare, per discutere. Io credo che questo 1° Maggio debba essere soprattutto l’occasione per lanciare una sfida, ce lo impone il momento storico nel quale siamo. Perché siamo di fronte ad un cambio generale di paradigma nel mondo del lavoro. Ce lo impone anche il fatto che, per la prima volta, c’è un governo con il quale possiamo interloquire in una maniera diversa e noi a questo appuntamento ci arriviamo con la tranquillità e la responsabilità e la coscienza a posto. Perché sappiamo benissimo, come organizzazione sindacale, che noi non facciamo questioni di governo, noi diciamo le cose che ci piacciono e applaudiamo, quando invece non ci piacciono noi non le sosteniamo. Lo abbiamo fatto anche con governi che dovevano essere vicini. Anche oggi se diciamo che una cosa va fatta è perché lo crediamo giusto. Non tutte le altre altre organizzazioni sindacali possono dire la stessa cosa. Oggi abbiamo di fronte una sfida: si chiude il ciclo economico nel quale per trent’anni si è mortificato il lavoro, si è precarizzato il lavoro, si è svalutato il lavoro, si è provato a fare la sfida alla globalizzazione riducendo il valore del lavoro attraverso le retribuzioni. E ci troviamo oggi, alla fine di questo periodo, in un momento in cui il problema vero è il lavoro povero e anche il lavoro nero. Ci sono troppi contratti part-time involontari, ci sono intere zone del Paese dove di lavoro non c’è. E coloro che negli anni passati, di fronte a quella perdita di diritti e a quella perdita di capacità di retribuzione dei lavoratori hanno risposto arretrando con fermezza, adesso ci propongono la bufala finale che è quella del salario minimo. Noi abbiamo il dovere di smascherare questa sciocchezza del salario minimo, è una cosa pericolosa per i lavoratori, pericolosa perché produrrà, se domani dovesse essere approvata ed applicata una legge, l’uscita di fatto delle aziende dalla contrattazione collettiva. Diventeranno carta straccia tanti diritti che noi conquistiamo firmando contratti di lavoro; si abbasseranno qualifiche e i salari medi noi. Abbiamo il dovere di smascherare chi, in questo momento, in nome di una malcelata e insensata saldatura tra l’opposizione politica e l’opposizione sociale, propone una misura letale per il mondo del lavoro e per la contrattazione. Questa è la sfida che noi dell’UGL abbiamo davanti. Abbiamo il dovere di rispiegare a tutti che il problema è che ci sono contratti non rinnovati da anni, come, ad esempio, quello della sicurezza civile in attesa da 7 anni. Quello che non è più accettabile è che qualcuno si chiuda in una fortezza sindacale e datoriale per escludere altri che rappresentano il mondo. Abbiamo una sfida da lanciare e degli obiettivi da compiere, abbiamo da modificare anche il nostro assetto e la nostra capacità organizzativa per intercettare tutti quei pezzi di mondo del lavoro che oggi non sono rappresentati e che si stanno sganciando da altre organizzazioni sindacali. Se c’è qualcuno che lo può fare siamo noi e sono convinto che lo faremo. Se un tempo eravamo “l’altro sindacato”, oggi dobbiamo dimostrare che siamo l’unico sindacato”.

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