All’attivo già due proposte con il concorso di soggetti pubblici e privati

 

“La crisi economica ci sta lasciando un ‘esercito’ di poveri composto principalmente da giovani e un forte aumento della disuguaglianza. Uno scenario che si inserisce  in un quadro europeo che, come sappiamo, vede l’Italia tra gli ultimi paesi per risorse destinate alla protezione sociale dei più deboli”.
Così Giovanni Scacciavillani, responsabile nazionale Ufficio per le Disabilità dell’Ugl, intervenuto nel corso del XIII congresso nazionale Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili)
“E la situazione – sottolinea – non può che peggiorare, purtroppo, considerati il basso indice di natalità del nostro Paese e il progressivo invecchiamento della nostra popolazione. Se è vero che la vita media degli italiani sta aumentando, è facilmente prevedibile che questo causerà l’incremento di malattie croniche e un aumento di persone non autosufficienti con una considerevole crescita della spesa per cure e assistenza a lungo termine. Per tali cure l’Italia risulta essere il fanalino di coda in Europa”.
“È un assetto quello italiano che, considerato il limitato ricorso alla residenzialità, scarica sulla famiglia la responsabilità di organizzare l’assistenza e che spesso richiede ai suoi componenti, soprattutto alle donne, un significativo impegno diretto alla cura del non autosufficiente, associato a un notevole sforzo economico che è una delle cause principali dell’impoverimento della famiglia stessa. Una situazione questa insostenibile che impone un nuovo approccio nelle politiche di welfare che riconosca alla non autosufficienza lo status di rischio”.
“Consapevoli che le risorse finanziarie destinate alla non autosufficienza sono una goccia in un oceano, come Ugl abbiamo proposto da tempo nuove strade che possono vedere il concorso di soggetti pubblici e privati.
Nel 2002 “abbiamo ispirato un documento del CNEL proponendo l’istituzione di un’assicurazione sociale, sul modello tedesco del 1994, facente capo a un Fondo nazionale, con poteri d’indirizzo, coordinamento e riequilibrio delle risorse, e a Fondi regionali con il compito di finanziare i piani di assistenza regionale e degli enti locali. Il sistema coprirebbe l’intero fabbisogno assistenziale dando la possibilità di riconoscere il ‘diritto soggettivo’ all’assistenza, prospetterebbe indubbi vantaggi per l’assistito, che rimarrebbe nell’ambito familiare, e per i suoi familiari. Creerebbe un ‘indotto’ con nuova occupazione. Non aumenterebbe la pressione fiscale poiché utilizzerebbe una parte del gettito delle attuali imposte. Una proposta, questa, che abbiamo già posto all’attenzione del tavolo governativo per la non autosufficienza e che sta prendendo gradualmente corpo”.
“Con l’Anmic, con le altre associazioni e organizzazioni sindacali abbiamo lavorato e, si spera, lavoreremo per la valorizzazione dei lavoratori con disabilità nel mondo del lavoro e per consentire loro di conciliare i tempi di cura, vita e lavoro. Ricordo che nel secondo ‘Programma di Azione Biennale’ abbiamo proposto alcuni interventi di natura tecnica e organizzativa mirati e  la creazione all’interno delle grandi aziende di un ‘Osservatorio per i lavoratori con disabilità’: un’unità collegiale che, avvalendosi della figura aziendale del Disability manager, possa essere garante della corretta e reale integrazione del lavoratore con disabilità in azienda dove spesso è emarginato”.
“Il sistema proposto – che ha già avuto il placet per la sperimentazione da importanti aziende – è la vera risposta alle esigenze di tutti i lavoratori e le lavoratrici con disabilità ed in particolare per quelli con patologie oncologiche,  con sclerosi multipla o malattie similari per conciliare le loro esigenze di cura, vita e lavoro”.
“Idee e progetti questi a difesa dei più deboli, – ha detto in conclusione Scacciavillani – per una nuova cultura non solo della disabilità, ma più in generale d’intervento per tutti i fenomeni di fragilità ed emarginazione”.

Roma, 15 novembre 2019

 

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