Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, è stato invitato a prendere parte al dibattito internazionale sul tema della sharing economy, dal titolo “Economia collaborativa:dannosa o risolutiva? ne’ imprenditori ne’ dipendenti: sfida sociale e fiscale”, tenutosi presso la Maison de l’Ame’rique Latine a Parigi. In questi ultimi anni si e’ parlato molto di sharing economy, peer economy, consumo collaborativo come reale alternativa al modello di produzione del classico capitalismo.
Oggi questo genere di attività ha assunto una nuova veste, diventando una forma di compravendita vera e propria, consistente nel commercio di servizi di intermediazione e nell’offerta di servizi non professionali ma a pagamento. Attraverso il dibattito odierno si e’ cercato di approfondire quanto questa forma di mutua collaborazione a fine solidaristico, sia in effetti, il nuovo capitalismo basato sulle possibilita’offerte dall’avvento delle tecnologie e dalla comunicazione, che permettono di fare impresa in assenza dei classici elementi dell’azienda tradizionale: capitale e lavoro.
“Fermo restando la distinzione fra no-profit e imprese, non si può fermare il progresso tecnologico e i cambiamenti sociali e non sarebbe neanche corretto osteggiare questa nuova forma di impresa, che puo’ avere effetti positivi sull’occupazione, specie giovanile, e l’auto imprenditoria – ha affermato Capone durante il dibattito -. Esistono però dei rischi per l’economia legati alla presenza di attività non regolamentate che entrano in concorrenza con le imprese tradizionali. Rischi per la tutela di questi lavoratori saltuari, rischi per il benessere collettivo a causa del mancato introito fiscale, rischi per la salute e sicurezza della cittadinanza dovuti all’utilizzo di beni e servizi non controllati adeguatamente. Insomma esiste il pericolo di passare da un’organizzazione del lavoro professionale e regolamentata a una giungla di deregolamentazione”.

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