“Nonostante i correttivi che si vorrebbero apportare ai regolamenti antidumping ed antisovvenzioni, l’impressione è che l’Unione europea stia affrontando una sfida epocale con delle armi spuntate ed inefficaci”.
E’ questa in sintesi la posizione dell’Ugl, espressa dal segretario confederale Fiovo Bitti, nel corso dell’audizione dei sindacati presso la Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame congiunto della Comunicazione della Commissione europea COM (2016) 690 e dei Regolamenti (UE) 2016/1036 e 2016/1037.
“Ciò mette a rischio l’occupazione e – ha continuato -, più in generale, un sistema di valori nel quale la produzione è rispettosa delle regole in materia di sicurezza ed igiene del lavoro nonché di tutela sanitaria, assistenziale e previdenziale della persona e dell’ambiente”.
“Le recenti dichiarazioni della premier inglese, Theresa May, e del presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump – ha evidenziato il sindacalista -, lasciano ipotizzare un ulteriore restringimento delle aree di libero commercio. Davanti ad un tale scenario, emerge chiaramente l’incapacità dell’Unione europea di trovare una posizione univoca, con conseguenze negative, in particolare per il nostro Paese”.
“Tutto ciò si riflette sulle proposte di modifica dei Regolamenti antidumping. L’ipotesi in esse contenute – ha proseguito Bitti – di calcolare il valore normale di un prodotto e il conseguente margine di dumping, tenendo conto di valori di riferimento esenti da distorsione, è condivisibile; ciò che non si condivide è che tale procedura non sia sempre applicata, ma lasciata alla discrezionalità della Commissione che valuta l’ ‘opportunità’ di procedere”.
Per l’Ugl “il criterio del valore normale costruito in base a costi di produzione e di vendita che rispecchino prezzi o valori di riferimento esenti da distorsioni andrebbe esteso a tutti i Paesi, compresi quelli facenti parte dell’Organizzazione mondiale del commercio, a garanzia di maggiore tutela della produzione europea. Sulla base dello stesso principio di ordine generale, volto a ridurre la discrezionalità della Commissione, andrebbe anche previsto che i servizi della Commissione pubblichino sempre una relazione sulla situazione specifica di un determinato Paese o settore, in un’ottica di trasparenza e per agevolare eventuali ricorsi da parte di Stati membri o di singoli soggetti interessati”.

Roma, 24 gennaio 2017

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