“In linea generale, ravvisiamo che non sia utile un intervento del legislatore per l’introduzione di un salario minimo legale orario, essendo sufficiente il ruolo della contrattazione collettiva”. Lo ha detto Luigi Ulgiati, vicesegretario generale Ugl e Fiovo Bitti, dirigente confederale Ugl, in audizione in commissione Lavoro alla Camera sulla pdl Salario minimo.
“Il rischio con una legge è che, paradossalmente, si finisca per alimentare ciò che, in linea teorica, si vorrebbe contrastare, vale a dire il lavoro povero, che non dipende dalla paga oraria, ma dalle poche ore di attività e dalla precarietà dei contratti di lavoro. La qualità della contrattazione collettiva è anche alla base della qualità dei contratti di lavoro individuali, riducendo i margini di precarietà e favorendo la riqualificazione professionale, in un’ottica di apprendimento permanente e di valorizzazione delle competenze. Attraverso la contrattazione collettiva – ha aggiunto – il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità del suo lavoro e comunque tale da assicurare a sé e alla propria famiglia un’esistenza libera e dignitosa, così come disposto dall’articolo 36 della Costituzione, si persegue attraverso occorre pertanto un potenziamento della contrattazione collettiva, prima ancora che l’introduzione di un salario minimo orario di legge. Questo perché la contrattazione collettiva è nell’interesse del lavoratore, ma anche del sistema delle imprese”.

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