Lettera del segretario Ugl al ‘Messaggero’, serve irrobustirci sui luoghi dove si lavora

Cit SG 04.05 (AdnKronos) – “Si è diffusa l’idea per cui, si ritiene,  che i sindacati non siano più in grado di comprendere le  trasformazioni del mondo del lavoro che, nel frattempo, è divenuto  sempre più ‘liquido’ e caratterizzato da un ‘precariato esplosivo'”.
Lo scrive Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, in una lettera aperta al ‘Messaggero’.  “In tutto questo, è fondamentale,  quindi, che il sindacato sia in grado, innanzitutto, di (ri)affermare la sua credibilità dinanzi ai lavoratori, tenendo ben disgiunto il  diritto con l’abuso o il favore”.
“Per far questo – scrive Capone – è fondamentale che il sindacato si  irrobustisca sui luoghi dove si lavora. È necessario, cioè, pensare ad un rinnovato modello di relazioni sindacali autonomo, innovativo e  soprattutto partecipativo, che sappia riconoscere alle singole  categorie il compito da dare al peso della contrattazione di primo e  di secondo livello, nella consapevolezza – si legge ancora – che il livello decentrato rappresenta il luogo dove, ad esempio, si riesce  meglio a riconoscere il trattamento economico legato ai reali e  concordati obiettivi di crescita aziendale e territoriale, dove si  consente con più efficacia l’emersione del lavoro irregolare e un più  effettivo controllo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”.”Tale modello di contrattazione decentrata riesce, altresì, a incentivare quei processi di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, che è la ragione fondativa dell’Ugl, il  sindacato che mi onoro di rappresentare. Se, dunque, il movimento  sindacale riuscirà a comprendere con lucidità i mutamenti della realtà interpretandoli alla luce delle trasformazioni delle condizioni  tecnico-economiche della produzione, potrà affermarsi ancora come  soggetto fondamentale nelle democrazie del futuro”, sostiene Capone nella missiva.
Ricorda il segretario dell’Ugl come oggi sia “senza dubbio un momento  difficile per i sindacati, complice soprattutto la crisi economica che ha attanagliato il nostro pianeta. Inoltre, il mondo del lavoro è profondamente mutato, anzi è cambiata la ‘cultura del lavoro’. Abbiamoassistito ad una sorta di ‘big bang’, ovvero a un’espansione dell’universo lavorativo che ha investito una serie di ambiti, aprendoil terreno a nuove sfide, a nuovi diritti, a  nuovi doveri, e mettendo  in crisi tutti i corpi intermedi che, mi sembra corretto ribadirlo, la stessa politica ha aggirato ricercando una relazione diretta con i  mondi di riferimento”, scrive ancora.

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