“Noi abbiamo l’ambizione di essere un’organizzazione che guarda lontano. Per questo, in occasione del 73° anno dalla fondazione della Cisnal, il 24 Marzo, abbiamo intitolato quella celebrazione “Viaggio nel futuro” e lo stesso titolo abbiamo voluto al nostro Primo Maggio 2023.
Che cos’è il “viaggio nel futuro”? Il viaggio nel futuro è la predisposizione ad analizzare quello che accadrà, a dare risposte a quello che potrebbe accadere e a farlo prima degli altri. Le organizzazioni sindacali, in genere, sono per loro natura conservatrici, esistono perché conservano quello che hanno, perché è vera la storia che tutto quello che abbiamo acquisito, i famosi diritti acquisiti, sono i nostri diritti. Ma non possiamo soltanto fermarci alla difesa di quello abbiamo. Dobbiamo conquistare nuovi diritti per nuove tipologie di lavoro, per nuove persone che si trovano all’interno della società e che non hanno rappresentanza. Il lavoro non è più soltanto quello della cosiddetta fabbrica fordista: oggi la terziarizzazione del lavoro ha portato ad avere, in quella che un tempo si chiamava Fiat, un decimo del personale che aveva vent’anni o trent’anni. Quel personale adesso è dislocato in altre aziende, in altre strutture. Spesso la terziarizzazione del lavoro riguarda anche attività che vengono svolte da aziende che hanno meno di 15 dipendenti, ai quali non si applica lo Statuto dei Lavoratori.
C’è quindi un mondo intero che sta cambiando lentamente e allo stesso tempo in quel mondo si verificano con pericolose accelerazioni. Pensiamo, ad esempio, all’intelligenza artificiale che, lo diceva prima Francesco Alfonsi segretario nazionale UGL Trasporto aereo, fra vent’anni porterà probabilmente gli aerei ad essere pilotati a distanza, come si fa oggi in guerra con i droni.
Quanto alla capacità che noi dell’UGL abbiamo di anticipare il futuro e di guardare al futuro, ricordiamoci quello che abbiamo fatto con una categoria che lavorava senza nessun tipo di tutela: i rider o ciclofattorini. Noi abbiamo incontrato i rider, li abbiamo iscritti e ci siamo messi a loro disposizione per ascoltare, per capire, quali fossero le loro esigenze e abbiamo iniziato a costruire un modello contrattuale che non esisteva prima. Abbiamo fatto anche qualcosa in più: abbiamo chiesto all’attuale segretario nazionale UGL Rider, Vincenzo Abbrescia, di fare il ciclofattorino per tre mesi. Finiva di lavorare al sindacato e poi prendeva il suo motorino, il sacco di Deliveroo e faceva il suo giro quotidiano. Glielo abbiamo chiesto perché era importante capire le esigenze dei lavoratori direttamente sul campo. Abbiamo costruito, così, un contratto per i ciclofattorini che ha risposto alla loro prima richiesta: vogliamo rimanere lavoratori autonomi e poter contare su diritti esigibili. Quello dei rider è il primo contratto in Europa che si applica a dei lavoratori autonomi, il primo contratto collettivo nazionale dei lavoratori autonomi. Qual è stata la prima reazione nei nostri confronti? Hanno alzato le barricate contro di noi, hanno assaltato le nostre sedi e hanno provato ad umiliarci anche in Europa. Tutto questo perché abbiamo capacità di guardare avanti e il coraggio di fare scelte.
badate bene: se si tratta di fare quello che fanno gli altri sindacati, lasciamolo pure fare agli altri. O avvertiamo in noi la necessità di una originalità della nostra azione e ci sacrifichiamo per essa oppure è inutile che siamo, qui, oggi, sotto la pioggia. È inutile anche celebrare il nostro Primo Maggio.
Una strada da seguire c’è ed è la stessa strada che abbiamo seguito fino ad oggi tra mille difficoltà. L’Assoartigiani di Confindustria tempo fa ci ha rappresentato l’esigenza di avere un contratto di lavoro ad hoc per il settore, diverso dal contratto dei metalmeccanici che si applica alle grandi e medie aziende della metalmeccanica, ma in quello stesso alveo. Ebbene, noi li abbiamo ascoltati, abbiamo fatto alcune riflessioni interne con il segretario nazionale dell’UGL Metalmeccanici, Antonio Spera, e il suo staff di coraggiosi negoziatori, che tra molte difficoltà hanno realizzato e sottoscritto, quale unica organizzazione sindacale, un contratto per gli artigiani sottoscritto dentro la sede di Confindustria. Stabilendo così anche un principio e cioè che il reciproco riconoscersi delle parti dà la possibilità di costruire strumenti alternativi e innovativi. Che cosa è accaduto? Si sono arrabbiati tutti: Confartigianato, Cgil, Cisl e Uil. Noi abbiamo semplicemente dato una risposta alle esigenze non delle aziende, ma di quei lavoratori che, all’interno delle aziende artigiane, avevano bisogno di più protezione e anche di riconoscimenti economici maggiori. Addirittura, il Cnel ha fatto una serie di riunioni accusando il contratto di essere un “contratto pirata”. La cosa più divertente di questa storia è che il contratto lo abbiamo firmato, è perfettamente vigente e Confindustria ci ha difeso a spada tratta, cosa che mai aveva fatto nella sua vita e che mai avrebbe pensato di dover fare.
Quindi una strada c’è e la strada è intercettare tutto quello che non intercettano gli altri.
Noi la rappresentatività ce l’abbiamo dal 1970 e l’abbiamo sempre mantenuta, anche con grande fatica. Siamo presenti a Cnel, siamo presenti al Cese, siamo in moltissime categorie produttive, firmiamo contratti. Ma non dobbiamo pensare che la rappresentatività nelle categorie consolidate sia l’unica nostra missione. La missione più importante, che ci hanno affidato i nostri padri fondatori nel 1950, è anche la responsabilità di una rappresentanza sociale. Ci sono larghissime fasce di popolazione che non sono più rappresentate neanche dalla politica; se vedete le statistiche l’80% del non voto riguarda le periferie, non soltanto le periferie delle grandi città, ma anche quelle sociali, quelle delle piccole città. Sono gli ultimi a non votare, perché non hanno più nessuno che li rappresenti e, allora, noi un’altra rivoluzione lì la dovremmo fare. I nostri centri di raccolta servizi si dovrebbero spostare dalle vie centrali o aprire succursali nelle periferie, nei quartieri più difficili, dove c’è bisogno non soltanto di fare l’Isee, non soltanto di fare il 730, ma di ascolto.
Noi abbiamo due tipi di rappresentanza: quella stabilita ex lege, che ce la teniamo e la continuiamo a conservare e a conquistare giorno per giorno. Ma insieme a quella abbiamo un’altra esigenza quella di rappresentare le parti più deboli della società. La parte più debole della società sono quei ragazzi che non trovano lavoro. Sono quei paradossi rilevati nel rapporto Censis-Ugl, presentato il 30 aprile in occasione del 1° Maggio: quei giovani che non sono stati mai così istruiti come adesso nella storia italiana, che però non hanno skill necessari a intercettare il lavoro offerto dalle aziende. Quelli che invece le competenze le hanno, il lavoro se lo vanno a cercare all’estero. In 10 anni, 1 milione di persone sono andate a lavorare all’estero, di questo un terzo erano giovani e un quarto laureati.
È giusto, allora, quello che chiediamo da tempo: una politica dei redditi più coraggiosa per ridare più soldi nelle tasche dei lavoratori e per diventare un polo attrattivo per le nostre stesse eccellenze. Qualcosa sta cambiando con l’attuale Governo, grazie al taglio importante sul cuneo fiscale che finalmente abbiamo ottenuto e che ci è stato confermato ieri a Palazzo Chigi. Ci sarà anche una giusta modifica del Reddito di Cittadinanza che, però, non viene cancellato, ma diviso in due tra quelli che possono lavorare e quindi debbono trovare un lavoro e a quelli che hanno delle troppo importanti fragilità che gli impedisce di lavorare e che, quindi, continuano ad avere un’assistenza diretta. Anche per i contratti a termine ci saranno delle modifiche, non per precarizzare di più, ma per ricondurre la disciplina delle causali per il rinnovo del contratto a termine ai contratti collettivi nazionali. Una modifica, badate bene, che rafforza il ruolo del sindacato.
La nostra storia parla di radici che affondano nel sindacalismo nazionale e rivoluzionario di Corridori e di Labriola, per poi attraversare tutta la prima metà del secolo scorso e risorgere il 24 marzo del 1950 con la fondazione della Cisnal proprio qui a Napoli. La nostra storia parla anche di valori, di tradizioni, di mille battaglie per affermare e difendere quella che per la sua unicità qualcuno definisce un “errore della storia”. Così, infatti, l’hanno definita la nostra organizzazione sindacale, un “errore della storia”, perché in nessun Paese del mondo c’è un’organizzazione sindacale di massa di destra.
Noi di questo “errore della storia siamo orgogliosi”, ne siamo i protagonisti, perché noi accogliamo tutti, non abbiamo pregiudizi ideologici, abbiamo semmai dei valori chiaramente identitari e quindi abbiamo una sensibilità sociale che ci permette di parlare con tutti, di fare un cammino insieme a chiunque e a qualunque area politica sociale appartenga. Noi abbiamo la responsabilità di non lasciare indietro nessuno.
Dal 2017 ad oggi non abbiamo perso un solo iscritto e siamo cresciuti, con piccole ma significative percentuali, supportati da uno sforzo straordinario nelle relazioni nazionali della nostra struttura, nelle articolazioni provinciali e grazie a tutti gli rsu e rsa, agli rls, che presidiano ogni singola azienda e che rappresentano “i nostri soldati” su quella che io chiamo “la trincea del lavoro”. Dobbiamo rispetto a chi ha contribuito a questo straordinario risultato, al personale, ai dirigenti sindacali ai segretari confederali, ai segretari nazionali e ai segretari regionali, ai segretari delle unioni territoriali e ai segretari provinciali di categoria.
Tutti quanti contribuiscono, con il loro lavoro e con il loro supporto alla nostra crescita: le persone sono presenti su questa piazza, quelle seguono via web il nostro evento, anche coloro che oggi non hanno potuto essere presenti. A tutte queste persone, buon 1° Maggio. Buon 1° Maggio a tutti voi!”.

Francesco Paolo Capone, Segretario Generale UGL

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