La «giornata speciale» dell’UGL, come l’ha definita in avvio della celebrazione, il Segretario Generale Francesco Paolo Capone, condotta dal giornalista Massimo Maria Amorosini, è a tutti gli effetti una giornata speciale perché «è la prima volta che un organizzazione sindacale celebra il suo 1° maggio fuori dai confini nazionali», ha sottolineato con orgoglio Capone. «Siamo qui perché è qui che si prendono le decisioni che incidono sulle vite delle lavoratrici e dei lavoratori in Italia e in tutta Europa». All’evento, oltre al Segretario Generale dell’UGL, presenti tutta la segreteria confederale dell’UGL, un’ampia delegazione di dirigenti e diverse delegazioni sindacali provenienti da Paesi come Gran Bretagna, Albania, Spagna e Ungheria. Menzione speciale per Gianluigi Ferretti, responsabile nazionale dell’Ufficio Internazionale dell’Ugl, che ha guidato, seguito, tradotto discorsi e messaggi delle delegazioni sindacali estere.
Dopo il primo saluto di Capone, è iniziata una luna serie di testimonianze davanti all’ormai celebre pullman dell’Ugl, emblema del #sindacatoinmovimento, usato nei comizi dell’UGL, dai tempi dello scorso 1° Maggio, come quinta teatrale e stavolta parcheggiato sulla Rond-point Robert Schuman di Bruxelles, tra la sede della Commissione europea e quella del Consiglio europeo. Al termine il rituale comizio del Segretario Generale, che riportiamo qui integralmente, ha concluso la celebrazione.

“Noi oggi siamo l’avanguardia, le avanguardie sono quelle che riescono a vedere prima le cose e a realizzarle prima degli altri. Siamo una pattuglia di avanguardia perché non mancherà tempo, tra un anno o due, e in questa stessa piazza arriveranno anche gli altri sindacati a celebrare il loro 1° Maggio. Noi oggi abbiamo aperto una strada, abbiamo portato il confronto, quello che abbiamo fatto e stiamo facendo oggi ha un valore simbolico grandissimo. Questa non è una scampagnata, detto ovviamente con il massimo rispetto, perché in passato le abbiamo fatte anche noi e in futuro le faremo di nuovo. Oggi stiamo vivendo un momento particolarissimo: in Europa dopo due anni di pandemia, che a tutti sembrava “come una guerra”, stiamo sul serio vivendo una guerra. Siamo ancora troppo speranzosi rispetto a quello che sta succedendo e che succederà, perché in questo conflitto locale si stanno inserendo forze che dovrebbero essere più caute. Manca cioè un interlocutore terzo che dovrebbe in questo momento fare ragionare le due parti in conflitto e questo interlocutore terzo avrebbe dovuto essere l’Europa. Invece ci stiamo spingendo sempre di più verso una posizione di coinvolgimento. Se invece di assicurare il dialogo e il sostengo ai profughi, se invece di auspicare la pace e il confronto, forniamo strumenti che servono a fare la guerra, temo che tecnicamente possiamo considerarci già in guerra. Questo è un elemento pericoloso non solo per quello che sta succedendo e che succederà ancora in Ucraina, perché le guerre più sono lunghe e più coinvolgono civili e quindi ci saranno ulteriori gravissime perdite. Stare qui oggi è, dunque, ancora più significativo non solo per incidere sulle politiche europee, non solo per chiedere una maggiore coesione, ma perché sembra che il senso di responsabilità abbia abbandonato questo Continente, perché non c’è nessuno che dica: «Fermi tutti!». Rispetto ai nostri colleghi di Cgil, Cisl e Uil, che hanno organizzato anche il consueto concertone, certo dopo due anni di fermo dovuto al Covid, noi però abbiamo fatto una cosa in più: perché in questi palazzi si sta decidendo di dare sempre più armi all’Ucraina. Ecco perché il nostro messaggio di oggi doveva essere dato qui e non è l’unico messaggio che vogliamo dare.
Il conflitto sta portando delle conseguenze che vanno al di là del conflitto stesso: danni economici incredibili per l’approvvigionamento dell’energia, ad esempio, che sta impattando negativamente sui lavoratori, sulle famiglie e sulle imprese. Su questo argomento, noi dell’Ugl, ancora prima che la guerra scoppiasse, abbiamo fatto un convegno, confrontandoci con tutti i rappresentanti della politica, e siamo stati di nuovo avanguardia. È questa capacità di essere avanguardia a contraddistinguerci, come ci contraddistinguono i valori. Siamo gli eredi di Filippo Corridoni, sindacalista rivoluzionario e di quei tanti uomini e donne che, come lui, avevano una visione già all’epoca differente dagli altri, lontana dalla lotta di classe e noi questo testimone stiamo portando avanti oggi. Noi parlavamo di partecipazione già nel 1950 e ancora lo facciamo, mentre gli altri stanno appenda iniziando a seguirci. Siamo contenti di questo e non siamo affatto preoccupati che possano scipparci la battaglia, perché questa per noi non è soltanto una battaglia, è il nostro Dna. Come sindacalisti dell’UGL, noi abbiamo delle responsabilità rispetto a quello che noi e i nostri sindacalisti facciamo tutti i giorni, cioè tutelare i diritti dei lavoratori. Noi abbiamo un’ulteriore responsabilità perché abbiamo un’altra visione. Il nostro fare non è il fare del diritto soltanto, ma è il fare che ha come orizzonte l’essere, perché noi siamo una cosa diversa, perché noi vogliamo un mondo di verso e noi lottiamo per realizzarlo.
Non siamo qui per fare una gita, siamo venuti qui dopo una conferenza programmatica che in tutta Italia ha messo a confronto la nostra classe dirigente, tutte le categorie, tutti i territori, tutte le rsu, raccontando l’Italia che vorremmo. L’abbiamo fatto con una grande capacità di organizzazione e con voglia di confrontarci che non è finita con la conclusione delle conferenze programmatiche, ma proseguirà anche dopo. Questa nostra capacità di visione l’abbiamo costantemente dimostrata negli ultimi quattro anni: abbiamo fatto un 1° Maggio a Latina durato ben tre giorni, che ha portato a confrontarci con i rappresentanti di tutti i partiti politici. Abbiamo realizzato una grande campagna di sensibilizzazione, “Lavorare per vivere”, per la sicurezza sul lavoro che abbiamo portato per un anno intero in tutta Italia e fino a Marcinelle, dove con le nostre sagome bianche, che rappresentano i lavoratori e le lavoratrici morti sul lavoro, abbiamo monopolizzato tutta l’area della miniera. Questo è stato fatto perché abbiamo una visione. “Lavorare per vivere”, iniziata il 1° maggio 2018 a Roma, si è conclusa il 1° maggio 2019 a Palermo, dove abbiamo aggiunto delle sagome rosse, le morti in più dell’ultimo anno. Il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ci ha omaggiato con la sua visita e dopo aver visitato l’installazione ha detto: «Il lavoro uccide più della mafia». Questa incredibile considerazione del Sindaco di Palermo ci fa capire che la nostra campagna è una pietra miliare delle nostre battaglie. Abbiamo celebrato il 1° maggio 2020 persino in piena pandemia e lo abbiamo fatto via web, è stato un lavoro pazzesco, ma bellissimo e innovativo, e abbiamo presentato nella stessa occasione anche il primo rapporto con Censis-Ugl. Il terzo rapporto lo abbiamo presentato due giorni fa e siamo riusciti a monopolizzare il dibattito. Sui giornali, il giorno dopo, campeggiava il nostro rapporto e tutti si sono dovuti confrontare su quei dati che raccontavano quanto le retribuzioni italiane siano peggiorate, quanto sia ancora evidente la differenza retributiva tra donne e uomini, quanto i lavoratori giovani siano di molto meno pagati rispetto a quelli più maturi.
Siamo stati avanguardia anche il 1° maggio dell’anno scorso con il nostro pullman UGL che ha girato tutta l’Italia e con il quale abbiamo invertito totalmente la modalità di celebrare la Festa dei Lavoratori, perché abbiamo celebrato il 1° Maggio 32 volte, cioè in tutte le piazze d’Italia in cui siamo arrivati con la nostra carovana, mentre l’Italia si trovava ancora in lock down.
Quello che non dobbiamo dimenticare mai è che siamo i rappresentanti di una organizzazione sindacale speciale e che stiamo intessendo relazioni con organizzazioni sindacali europee che condividono il nostro sistema di valori. Siamo rappresentanti di un mondo che tutti vorrebbero cancellare perché noi abbiamo delle idee, idee che sono originali, innovative, non replicabili da nessun altro se non da noi. È questo quello che abbiamo costruito negli ultimi quattro anni. Qualcuno prima di noi questi valori se li era dimenticati, forse perché non ha mai vissuto pienamente la nostra essenza e la nostra essenza è quella di essere un’organizzazione straordinaria, confederale e questa confederalità non la possiamo perdere, nessuno è autorizzato a metterla in discussione. Questa nostra organizzazione che fa sindacato, che fa politica, che fa costruzione di idee e di progetti ma non potrà mai trasformarsi in un sindacato autonomo. La nostra organizzazione è grande comunità nazionale che noi rappresentiamo e la rappresentiamo grazie a tutti voi che siete qui e lontano da qui. Viva l’UGL!”

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