“La valutazione espressa dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni in merito alla inopportunità del salario minimo legale, ci trova pienamente d’accordo. Si tratta di una misura ‘spot’ che si rivelerebbe dannosa per i lavoratori indebolendo i diritti acquisiti e provocando un riallineamento verso il basso delle retribuzioni senza peraltro risolvere il problema del lavoro sommerso. Il rafforzamento della contrattazione collettiva nazionale e, al contempo, il rilancio della contrattazione di secondo livello aziendale, è la strada maestra per implementare le tutele e innalzare i livelli delle retribuzioni. Il Ccnl, in Italia copre oltre il 90% dei lavoratori, e rappresenta uno strumento centrale poiché disciplina aspetti cruciali come l’organizzazione e l’orario di lavoro, la progressione di carriera, la previdenza e il welfare. In questa fase, più che mai, occorre superare gli steccati ideologici e puntare sul confronto fra Governo e parti sociali per arrestare la drammatica erosione del potere d’acquisto dei lavoratori causata dalla spirale inflazionistica”.
Lo afferma in una nota Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl.

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