Preoccupa il quadro delineato dall’Istat sui dipendenti a bassa retribuzione oraria, ovvero inferiore ai due terzi del valore mediano nazionale che in Italia, nel 2022, corrisponde a 8,9 euro l’ora. Lo ha dichiarato Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, in merito ai dati Istat sull’incidenza dei dipendenti a bassa retribuzione nel 2022. «L’incidenza dei dipendenti a bassa retribuzione è pari al 10,7 per cento, è più alta tra le donne (12,2 per cento contro 9,6 per cento degli uomini), i giovani (fino a 29 anni, 23,6 per cento) e i dipendenti con titolo di studio inferiore al diploma (18 per cento). A fronte di dati record relativi alla crescita dell’occupazione – so è fondamentale intervenire per sanare i divari esistenti e contrastare il fenomeno pluridecennale della riduzione dei salari medi nel nostro Paese”, sottolinea Capone. In tale contesto, l’Ugl ritiene che “l’introduzione per legge di un salario minimo orario rappresenterebbe un compromesso al ribasso, che peggiorerebbe i salari mediani depotenziando la contrattazione collettiva».
Il diritto ad un lavoro dignitoso sancito dall’articolo 36 della Costituzione, secondo il leader sindacale, si attua rafforzando uno strumento centrale come il Ccnl che nel nostro Paese disciplina oltre il 90 per cento dei lavoratori e regola aspetti come l’organizzazione e l’orario di lavoro, la progressione di carriera, la previdenza e il welfare. «È necessario rilanciare la contrattazione di secondo livello aziendale e promuovere la partecipazione attiva dei lavoratori alla gestione dell’impresa come previsto dall’articolo 46 della Costituzione incentivando la collaborazione tra le parti sociali, le imprese e le istituzioni locali. In quest’ottica, proponiamo un contratto di comunità, uno strumento che coinvolga anche gli enti locali, con l’obiettivo di creare una rete di protezione più solida per i lavoratori e garantire un potere di acquisto adeguato a tutti i salari», conclude.

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