I cinque quesiti del referendum, che si svolgerà l ‘8 e il 9 di giugno, «pongono problemi seri e soluzioni sbagliate. Non si possono riportare le lancette indietro di dieci anni. Il Jobs Act ha modificato profondamente il mondo del lavoro e quelle modifiche devono essere migliorate; tuttavia, il miglioramento non passa attraverso il “sì”, ma attraverso il negoziato con il governo e con le parti sociali, non con una logica di contrapposizione ideologica».
Lo ha dichiarato Paolo Capone, segretario generale Ugl, in merito al referendum in programma l’8 e 9 giugno. «L’Ugl ritiene che lo strumento referendario, per come è stato concepito in questa occasione, sia del tutto inadeguato a rispondere alle vere istanze dei lavoratori. Si tratta – ha spiegato – di un referendum di natura squisitamente politica che non solo rischia di alimentare l’incertezza normativa, ma potrebbe compromettere il percorso di equilibrio e responsabilità faticosamente costruito in questi anni. Oggi serve più che mai un dialogo costruttivo, un patto di responsabilità tra Governo e parti sociali per mettere davvero al centro il lavoro e le esigenze concrete di chi lavora», ha concluso.
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