Quarto incontro dell’Ugl per ribadire le proposte e gli interventi che si chiedono al prossimo governo. Il tema della tappa milanese riguardava il salario minimo e le azioni da intraprendere per recuperare il potere di acquisto. I vertici sindacali hanno ribadito la loro contrarietà all’imposizione di un salario minimo, ribadendo l’importanza degli strumenti a tutela dei lavoratori già messi in campo dal contratto collettivo nazionale. “Il rischio è che il salario minimo diventi una trappola: il datore di lavoro potrebbe infatti decidere di non applicare più il contratto collettivo e dare come salario solo il minimo”, ha sottolineato il segretario generale Paolo Capone. “È una cortina fumogena che distrae, ma è un rischio per le piccole e medie imprese – ha proseguito – Il prossimo governo dovrà confrontarsi con le parti sociali per affrontare l’aumento del costo dell’energia, del denaro e delle materie prime che rischiano di portare al collasso il nostro sistema economico”.
Il segretario confederale Vincenzo Abbrescia, ha ricordato che in Europa i paesi che hanno introdotto il salario minimo sono quelli senza una lunga tradizione di contrattazione nazionale. “Il salario minimo ha una criticità: se si alza troppo l’asticella, vuol dire che la domanda del lavoro viene scoraggiata – ha spiegato Abbrescia – Ma se l’asticella scende, allora si creano condizioni di precarietà a danno del lavoratore”. Il segretario confederale ha poi illustrato i contenuti della direttiva europea sul salario minimo approvata lo scorso 14 settembre: “la direttiva dice che l’Unione Europea non può stabilire un valore economico per tale soglia: gli stati con meno dell’80% di copertura del Contratto Collettivo Nazionale devono promuovere al loro interno politiche per aumentare la percentuale, compresi quelli con salario minimo. Gli altri devono invece garantire un compenso equo e dignitoso”. Per l’Ugl un problema rilevante rimane il cuneo fiscale che va abbattuto. “Abbiamo bisogno di rivederlo per garantire una retribuzione dignitosa e la competitività della nostra nazione”, ha concluso Abbrescia.

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