«C’è stata una prima rottura tra prima del COVID e dopo il Covid. Una parte di popolazione adesso, in maniera immotivata o con i loro motivi, ha considerato tutta la partita del Covid una forzatura, un intervento di medici e di infermieri come coercizione sulla propria salute e questo è un tema sul quale va fatta chiarezza». Così il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone, oggi a Palazzo Pirelli, a Milano, a margine di un evento sulle aggressioni agli operatori sanitari. «Sicuramente si deve fare chiarezza – ha aggiunto Capone – con quello che il Parlamento sta facendo, ha istituito una commissione d’inchiesta ed è fondamentale comprendere quali saranno i risultati». Secondo il sindacalista c’è anche un altro aspetto, logistico. «C’è anche ulteriormente un’altra difficoltà che è data proprio dal dalla logistica dei pronti soccorsi: spesso sono messi, diciamo così, nella parte più scomoda dell’ospedale, più accessibile dai mezzi del soccorso ma meno funzionale», ossia «si fa attenzione più alla residenzialità che non ai luoghi di passaggio. Ecco, quei luoghi di passaggio dovrebbero essere resi più comodi, probabilmente più accoglienti e anche magari con del personale che spiega all’esterno quello che sta succedendo al proprio caro, al proprio congiunto, al proprio parente».
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