«I dati presentati dalla Svimez, delineano un quadro economico e sociale con luci e ombre. Grazie al Pnrr il Pil del Mezzogiorno continua a crescere più del resto del Paese: +0,5% nel 2025, +0,7% nel 2026, +0,8% nel 2027. Tra il 2021 e il 2024, inoltre, il Mezzogiorno ha registrato un incremento dell’occupazione pari all’8%, con 100mila giovani in più al lavoro nell’ultimo triennio, ma aumenta l’esodo, con 175mila che emigrano. Dal 2021 al 2025, peraltro, i salari reali italiani hanno perso potere d’acquisto, con una caduta più forte nel Sud: -10,2% contro – 8,2% nel Centro-Nord. È un segnale che impone al Paese scelte chiare: investire davvero nel Sud significa investire nel futuro dell’Italia. Allo stesso tempo, i più recenti indicatori sull’occupazione in crescita rappresentano un segnale incoraggiante, frutto di un lavoro che sta iniziando a dare risultati». Così il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone.
«Occorre proseguire con determinazione su questa strada, rafforzando gli strumenti che favoriscono l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro. La priorità – aggiunge – è consolidare le politiche attive e sostenere la creazione di occupazione stabile, perché solo il lavoro di qualità può contrastare in modo duraturo povertà, marginalità e fuga dei giovani. Accanto a questo, è fondamentale investire sulla formazione e sulle nuove competenze, per permettere alle nuove generazioni di affrontare le trasformazioni tecnologiche e produttive in atto. Un altro pilastro irrinunciabile è lo sviluppo infrastrutturale, la vera leva per colmare il divario tra Nord e Sud. In questa prospettiva, opere come il Ponte sullo Stretto di Messina assumono un valore strategico: non solo come simbolo di modernizzazione, ma come intervento capace di migliorare la mobilità, favorire gli scambi, attrarre investimenti e rafforzare la continuità territoriale in un’area cruciale del Paese».
«La piena attuazione degli investimenti previsti dal PNRR deve essere guidata da una visione chiara: potenziare i collegamenti, rilanciare le filiere produttive, sostenere le eccellenze locali e creare condizioni favorevoli allo sviluppo delle imprese. Solo così il Mezzogiorno potrà recuperare il gap accumulato e contribuire, con la sua energia e i suoi talenti, alla crescita dell’intera nazione. Il Sud non ha bisogno di misure assistenziali, ma di una politica economica strutturata, lungimirante e orientata alla coesione sociale. È tempo di trasformare le criticità in opportunità e restituire alle regioni meridionali il ruolo strategico che meritano», conclude Capone.

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