“La libertà di fare impresa deve coincidere con il dovere di rispettare le norme a tutela del lavoratore e, in  questo, è fondamentale il ruolo dei sindacati. I lavoratori di Foodora, Deliveroo, AirBnB, degli Home Restaurant fanno parte di  una fitta platea di quanti devono essere riconosciuti come  dipendenti con tutte le tutele necessarie: infortuni, malattie, indennità, previdenza, salario minino, rimborsi e premi”.
Lo ha detto Paolo Capone, segretario generale dell’UGL, in merito alla “gig economy”.
“Non possiamo continuare a ignorare questa nuova forma di ‘fare  impresa’. Di fatto la sharing economy fa ormai parte del progresso tecnologico e dei cambiamenti sociali che il mondo intero sta  attraversando. Oltretutto, una ennesima lacuna del Jobs Act è di  non aver incluso nella normativa il lavoro dei rider che, spesso impiegati nella ‘gig economy’ e non lavorando in luoghi e tempi stabiliti, non sono di fatto considerati lavoratori subordinati.
Nonostante ciò, i dati in Italia parlano chiaro: le piattaforme di sharing economy attive sono più di 200, circa 90mila lavoratori,  con un giro d’affari stimato attorno ai 3,5 miliardi di euro e con prospettive di crescita fino a 25 miliardi al 2025. Per questo è  necessaria una migliore regolamentazione a vantaggio di tutti gli  interessati, dai dipendenti ai consumatori, al fine di evitare che la sharing economy venga lasciata in un limbo fiscale e normativo”, conclude Capone.

Seguici e metti un like: