Referendum, Ugl sostiene Comitato Lavoratori per il NO
“Se Roma soffre di cattiva fama, Torino soffre per l’opposto ovvero per una buona fama che, seppur per molti aspetti meritata, impedisce di affrontare i problemi e risolvere gli effetti di una crisi che non ha risparmiato il Nord-Ovest”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, oggi a Torino per partecipare alla conferenza stampa del Comitato Lavoratori per il NO, che la sua organizzazione sindacale ha scelto di sostenere, per sostenere le ragioni del No al referendum costituzionale del 4 dicembre.
“Anche a Torino – spiega il sindacalista – si lamentano i danni di una non attenta gestione della pubblica amministrazione. Se il Sindaco Chiara Appendino confermerà, dopo l’audit, il buco di circa 60/70 milioni di euro nelle casse del Comune, non sarà facile per la città e i cittadini affrontare un futuro probabile di tagli alle risorse. Persino in questa parte d’Italia esiste una ‘questione partecipate’ nei trasporti pubblici. I cittadini della cintura di Torino hanno raccolto firme contro la cattiva qualità del servizio, mentre i sindacati hanno manifestato contro il mancato rinnovo del contratto integrativo di lavoro della società Gtt. Quasi incredibile venire a sapere che, a fronte di circa 870 mila abitanti, Torino ha solo 16 km di metropolitana, Milano ne ha ben 75 km per 1 milione di abitanti, condividendo così il triste primato di carenza infrastrutturale con Napoli (22 km) e Roma (21km). Non meno in crisi il commercio e l’artigianato che lamentano, oltre alla crisi, anche una eccessiva tassazione, in particolare per la Tari. Senza tralasciare che il piano di riorganizzazione delle sportellerie di Poste Spa a Torino e nel Piemonte ha portato alla chiusura totale o parziale di numerosi uffici postali e che la privatizzazione metterebbe in discussione ben 10 mila posti di lavoro in tutta la regione”.
“Secondo un recente rapporto di Bankitalia sul Piemonte – sottolinea il sindacalista –, a fronte di una crescita nel 2015 della produzione industriale e dell’occupazione, ormai totalmente precaria a causa delle novità introdotte dal Jobs Act, negli ultimi mesi del 2016 resta forte l’incertezza degli operatori sulle prospettive future”.
“Come sosteniamo da tempo – conclude Capone – l’Italia intera, anche il Nord, ha bisogno di una vera politica industriale, perché la ripresa, se esiste davvero, va difesa e sostenuta, perché la locomotiva d’Italia deve tornare a viaggiare a velocità spedita, non per trainare ‘zavorra’, ma per consentire al nostro Paese di tornare a crescere stabilmente”.

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