"Se il nuovo Governo, ormai alle porte, non interviene subito sul lavoro e sui servizi previdenziali, i 
giovani di oggi saranno quelli più colpiti dalla precarietà e dalla 
povertà domani. Un esercito di 5,7 milioni di lavoratori che si 
arrabattano tra lavoretti sottopagati e spesso in nero, senza tutele 
contrattuali. I più fortunati, sopravvivono grazie all''aiuto dei 
propri genitori". Così Paolo Capone, segretario generale Ugl commenta 
l''allarme lanciato dal Censis sui milioni di giovani a rischio povertà
entro il 2050.
"Le nuove generazioni rimarranno senza un briciolo di pensione 
rispetto ai loro padri, se non si interviene subito sull''abolizione 
della Legge Fornero che ritarda l''ingresso dei più giovani nel mondo 
del lavoro. Ma non solo, bisogna intervenire sulla discontinuità 
contributiva, attraverso forme di regolarizzazione normativa anche per
tutti quei lavoretti che oggi non appartengono a nessuna categoria 
contrattuale", prosegue.
"Ormai lavoro e povertà sono facce della stessa medaglia. Siamo in 
presenza di un grave allarme sociale dovuto a un mix di fattori che ci
proietta in un futuro previdenziale e una tenuta sociale dell''Italia 
da terzo mondo", conclude Capone.

 

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